di CLAUDIO MINOLITI – E’ arrivato il momento di un grande “Patto Generazionale”. Un accordo che coinvolga quattro “soggetti”: gli over 55, gli under 40, lo Stato, l’Imprenditoria.
Analizziamo brevemente gli attori in campo.
Chi è nato negli Anni Cinquanta e nella prima metà dei Sessanta ha goduto del periodo migliore del nostro Paese. Benessere, istruzione, lavoro. Ma anche livelli retributivi e tutele (legittime, beninteso) oggi improponibili. Sono i primi a dover fare un passo indietro, un atto di generosità. Chi è in pensione, rinunci al lavoro (retribuito) che continua a svolgere. Chi è ancora attivo, scelga di perdere una parte della retribuzione, restando al lavoro o andando in pensione.
I giovani (e lo sono anche i quarantenni), entrati nel mondo del lavoro nel terzo millennio, oggi pagano il prezzo più alto della pandemia. A fronte di una superiore preparazione (università, master, lingue, tecnologie) rispetto alla generazione che li ha preceduti, hanno una minore offerta di lavoro, che è pure pagato peggio. Devono poter avere la prospettiva di costruire il futuro, il proprio e quello della società.
Lo Stato, personificato dal Governo che ne oriente politica e scelte, è chiamato a rispondere all’emergenza del post Covid-19, che lascerà macerie meno visibili ma più gravi di quelle del dopoguerra, con azioni coraggiose. E il coraggio non è distribuire miliardi a pioggia. Un conto è il ristoro nell’immediato, un altro l’investimento sul Paese che verrà e che non sarà mai più quello che abbiamo conosciuto fino ai primi mesi del dimenticabile 2020.
Allo stesso modo deve operare l’Imprenditoria, fiaccata nella gran parte dalla crisi del coronavirus. Possibilmente, anzi, certamente, di concerto con lo Stato. Smart working, ricambio generazionale, ristrutturazione, riconversione, nuovi modelli organizzativi: oltre all’audacia, servirà molta fantasia. Ma alla nostra classe imprenditoriale non è mai mancata, come dimostra il ruolo del made in Italy anche nell’economia globale.
Ecco le premesse del patto, da trovare e sottoscrivere. Serve che tutti siano generosi.