SOGNARE DI DIVENTARE TUTTI MEDICI (SENZA STUDIARE)

Dalla recentissima indagine di Adecco sulle professioni più desiderate dagli Italiani nel 2023, più che emergere un dato interessante sui sogni nel cassetto dei nostri compatrioti, credo derivi un altro dato, del tutto incontrovertibile: siamo un popolo di cretini. Non per modo di dire: proprio cretini. Di quelli per cui, una volta, si diceva: ma sei cretino?

Nutro qualche residuale speranza, basata sul fatto che non sempre queste indagini demoscopiche vengano svolte con tutti i crismi: insomma, spero che Adecco si sia sbagliata. Ma vi confesso che, più vado avanti negli anni, e più il mio giudizio tende a trovare infinite pezze d’appoggio e rarissime smentite.

I dati sulle professioni ambite ci dicono esattamente questo: tanto per cominciare, sull’onda dei deliri e degli psicodrammi legati al Covid, invece che nutrire un sovrano scetticismo per le due categorie che, nella circostanza, hanno mostrato più di tutte i propri limiti, ovvero medici e psicologi, gli Italiani hanno dichiarato un desiderio irrefrenabile d’intraprendere queste due carriere. A parole, naturalmente, perché, quando poi si tratta di studiare, fanno marameo. C’è stato un autentico boom di sognatori che si vedrebbero volentieri a prescrivere antipiretici o a redigere diagnosi di DSA. Il che m’induce a credere che questi furboni non abbiano la minima idea di quale sia, in realtà, la professione da loro tanto ammirata. Tutti a voler fare l’infermiere o il nutrizionista: altro che l’archeologo o l’astronauta!

Perciò, anziché soffermarmi, come fanno per solito i giornali agostani, di fronte a queste notizie fondamentali, che vanno a riempire impaginazioni altrimenti problematiche, farei, se mi permettete, un ragionamento minimo su come funziona la gente. La nostra gente, nello specifico. La gente tende a ragionare con l’epigastro: è guidata da uzzoli e smanie che nulla hanno a che fare con la logica o anche solo con il buon senso. Applaude o fischia per imitazione o per impulso: non si pone alcun problema che le imponga di progettare di qui a trentasei ore.

Di fatto, gli Italiani non si meritano la democrazia né la libertà: le hanno, non per merito loro, ma, anche se non le avessero, tirerebbero avanti benone. Basta avere la pagnotta assicurata per oggi: domani è un altro giorno. Nessuna pianificazione, nessun impegno per il futuro, nessuna idea di come sarà questo Paese tra dieci anni, né, men che meno, di cosa fare perché sia in un modo piuttosto che nell’altro. Un popolo che vive in un eterno presente: in una realtà aorista, senza passato né futuro.

E la politica italica poggia i propri presupposti proprio su questo: non ha nessuna visione a lungo termine, ma si limita ad affrontare un’emergenza al giorno, invece che immaginare un’Italia senza emergenze fra qualche lustro. Così, se la nazionale di calcio vince i mondiali, tutti vorrebbero diventare calciatori e, se un mediconzolo va in televisione quotidianamente, gli Italiani sognano di diventare tutti quanti dottori. Viene da sperare che i mezzi di comunicazione non elevino agli onori delle cronache, chessò, i collaudatori di supposte: altrimenti, sarebbe una corsa alle farmacie.

Scherzi a parte: a noi manca quel minimo di serietà che permette a una Nazione di essere considerata con rispetto, dentro e fuori dai propri confini. Siamo dei simpatici cialtroni, che corrono dietro alla prima favoletta di passaggio e che non si preoccupano delle cose serie: dei diritti come dei doveri e, soprattutto, del futuro dei nostri figli. Tanto, in fondo, pensiamo che verranno su uguali a noi: degli inconsapevoli, meravigliosi, cretini.

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