In medicina la prevenzione, ovvero l’insieme di tutte le misure utili a prevenire la comparsa, la diffusione e la progressione delle malattie, è parte assolutamente essenziale ed è scontato che sarebbe preferibile prevenire l’insorgenza delle malattie piuttosto che curarle. Particolarmente importante la prevenzione secondaria, ovvero l’insieme di attività e interventi finalizzati a raggiungere una diagnosi precoce delle malattie, quando sono ancora in una fase asintomatica. Esempi di tale strategia sono il pap-test e la mammografia nella donna o il controllo della prostata negli uomini adulti, principalmente allo scopo di prevenire varie forme di tumore. L’efficacia della prevenzione si rivela appunto quando si scopre precocemente una malattia e questo consente di ridurne le conseguenza sfavorevoli.
Storicamente nel nostro paese le donne sono molto più attente degli uomini alla prevenzione, con una maggiore partecipazione agli screening, e spesso sono le donne a preoccuparsi della salute anche degli uomini. Ciò è dovuto a fattori culturali.
Le campagne di promozione della salute e della prevenzione sono quindi essenziali, ma per aumentarne l’efficacia sarebbe fondamentale riconoscere che praticare una corretta prevenzione è fonte d’ansia e tale ansia dovrebbe essere riconosciuta e presa in carico, se davvero si vuole migliorare la prevenzione, favorendone una più ampia diffusione.
Faccio un esempio personale. Lavorando in ospedale, sono sottoposto a periodici controlli medici. Ho il livello culturale per comprenderne l’importanza, sono per me gratuiti (alcuni screening lo sono per tutti), non devo recarmi in nessun luogo se non presso il mio consueto contesto lavorativo, eppure negli anni mi sono accorto che tendo sempre a posticipare un po’ questi esami. Nonostante sia avvantaggiato rispetto ad un comune cittadino, tendo a ritardare gli esami diagnostici. E, mi conosco, il motivo è semplice: fare un esame medico induce sempre una piccola quota d’ansia.
E’ banale: dal punto di vista medico, prima scopri di essere malato meglio ti curi. Ma dal punto di vista psicologico vale l’opposto: più tempo credi di stare bene, meglio vivi.
Fino a quando gli strateghi della comunicazione non prenderanno in considerazione questa ovvietà, riconoscendo che quanto è correttamente proposto è anche lievemente ansiogeno, non vi sarà mai piena adesione ai pur sacrosanti esami di prevenzione.