SHAKESPEARE, MARTIRE DELL’IGNORANZA

di JOHNNY RONCALLI – Non ha potuto attendere la mezza estate, come il sogno avrebbe preteso, tra essere o non essere non ha avuto facoltà di scelta, una vera tempesta a ciel sereno: a un certo punto della propria vita si muore, succede.

Molto rumore per nulla, si dirà, così fan tutti. Vero, molto vero, si muore un po’ tutti prima o poi, eppure se ad andarsene è il più grande scrittore inglese di sempre, qualche brivido corre lungo la schiena, dovrebbe almeno.

La verità è che di autentica commedia degli errori si tratta e la commedia è stata messa in scena in Argentina, in diretta TV, su Canal 26, canale di informazione ventiquattro ore su ventiquattro, nientemeno.

La conduttrice pare sul pezzo, sottolinea che si tratta di uno scrittore molto importante, secondo lei il più importante per la cultura anglosassone, e quando il nome William Shakespeare affiora sulle sue labbra latine non c’è alcun motivo di dubitare di quel che dice.

Per usare le sue parole, si rimane a bocca aperta di fronte alla grandezza di quest’uomo, di fronte alla sua grandezza e di fronte alla sua longevità, vien da aggiungere.

Un peccato non si tratti di uno scherzo in stile fratelli Marx, sarebbe stato esilarante. William Shakespeare è anche il nome del primo vaccinato contro il Covid in Inghilterra e purtroppo ci ha lasciati, se n’è andato, è morto.

La sua vita sarà stata segnata da infinite burle per via dell’impietosa omonimia, ma la burla finale credo che nemmeno lui se l’aspettasse. Almeno per una volta lui non è stato l’omonimo del bardo di Stratford-on-Avon, è stato il bardo in persona. Per un abbaglio planetario, d’accordo, post-mortem, va bene, ma suona davvero come una piccola rivalsa.

Rimane, a noi, l’abbaglio lungo quattro secoli, William Shakespeare scrittore morì nel 1616, la sgradevole sensazione di una ignoranza sterminata che tutto annienta, che tutte le barriere abbatte, non c’è alcuna barriera spazio-temporale, si naviga a spanne e per sentito dire, per allusione, per illusione. Che gran rottura di scatole questa cultura, questo dover per forza posizionare le cose al posto giusto, nel momento giusto.

Certo, chi vorrebbe essere ora nei panni della conduttrice argentina? Di questi tempi poi, tempi che attribuiscono facoltà sovrumane e prerogative di infallibilità al gentil sesso.

Pare inevitabile, la gentil signora, o signorina, dovrà fare ammenda, presentare formali e desolate scuse, c’è il sospetto che qualcuno, magari a lei vicino, si rallegri del fatto che la bisbetica sia stata domata.

Sì, insomma, tutto è bene quel che finisce bene.

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