SERVE LA GUIDA PRATICA PER DECIDERE SE E’ RAZZISMO O INSULTO

Due cose sul razzismo nel football. Esiste, ma non è quello che viene frequentato dalle ciurme nostrane che vomitano la loro ignoranza contro il ragazzo di colore altrui, quelli che uheggiano contro Lukaku stanno zitti con i propri africani, esempio Pogba o Iling Junior, Maignan o Kalulu, Osimhen o Anguissa, detti a caso.

Poi arrivano gli slavi e allora vai con il gas, zingari e roba del genere, idem come sopra se è gente avversaria l’ingiuria parte in automatico.

Però c’è un dopo ed è quello offerto da Gasperini, a commento degli strilli beceri degli ultras e forse anche distinti bergamaschi verso il serbo Vlahovic. E allora l’allenatore di Grugliasco spiega, avventurandosi tra strani labirinti, che non bisogna confondere il razzismo con gli insulti, anche perchè nell’Atalanta giocano calciatori di uguale etnia del Vlahovic di cui sopra e perché uno zingaro o un negro di emme valgono un figlio di p e un bastardo.

Il concetto di Gasperini mi ricorda quel tipo che, parlando delle donne del paese, le definiva tutte prostitute però fatta eccezione di sua madre e di sua sorella.

Per la cronaca l’arbitro Doveri, che ha sempre quell’espressione di un giudice reduce dal processo di Norimberga, dopo aver interrotto per un paio di volte il gioco a causa degli strepiti offensivi, si è inventato un recupero di minuti pari a quelli dei ritardi dei treni delle Ferrovie dello stato in questo week end. Avanti così.

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