Questa la notizia che, ovviamente, ha fatto discutere. Se ne discute perché, altrettanto ovviamente, si intuisce che ci sono in gioco valori molto importanti.
Lasciamo stare tutto il gran discutere che si fa sulla morte assistita e sullo stesso suicidio… E lasciamo stare anche il problema a monte: la vita è “roba mia” e me ne faccio quello che voglio oppure: è dono di cui devo rendere conto ai genitori che me l’hanno data, alla gente cui voglio bene, agli amici, ai colleghi con i quali, in qualche modo, la condivido? E, least but not last, a quello “che sta sopra i coppi di casa”, per chi ci crede? Lasciamo stare non perché siano cose da poco conto, ma per il contrario: problemi enormi che non possiamo liquidare con tremila battute di un articolo di un sito, seppure dignitosissimo, come il nostro.
Vorrei fare a me – anche perché il dott. Emanuel non ci legge, ovviamente – un paio di domande sul “come” di quella decisione.
Prima ipotesi e prima domanda. Se tra un paio d’anni, come molti studiosi ci assicurano, arrivasse un’altra epidemia, il dott. Emanuel prenderà il vaccino perché, non essendo ancora approdato ai 75, vuole vivere o lascerà che le cose seguano il loro corso?
Seconda ipotesi e seconda domanda. Arrivano i 75 anni e il dott. Emanuel sta benissimo. Che fa? Si butta dalla finestra per onorare gli impegni presi o resta seduto comodamente nella sua poltrona e si gode la festa di compleanno?
Ecco. Vorrei parafrasare ancora una volta il “mio” Pascal. Il quale ci ha regalato, tra le tante, la sua celebre, fulminante affermazione: Il cuore ha delle ragioni che la ragione non conosce. Ecco la mia personalissima parafrasi: il corpo ha delle ragioni che la ragione non conosce. Il corpo: non solo la massa di ossa, di muscoli, di organi che fanno il mio fisico, ma anche tutto quello che con il corpo ho ascoltato, visto, realizzato. Se guardo alle mie mani, a quello che hanno fatto (e hanno fatto poco. Pensiamo a cosa hanno fatto le mani di un elettricista, di un muratore, di un tecnico informatico…), se guardo i miei piedi e penso alle migliaia di chilometri che hanno percorso, mi accorgo che il mio corpo è molto più di quello che è adesso: è un mondo che mi tiro appresso e che mi fa essere quello che sono. Non posso buttarlo via solo perché divento vecchio.
Se potessi incontrarlo consiglierei al dott. Emanuel di prendersi qualche pastiglia che dia alle sue mani un po’ di duttilità che gli permetta, anche a 75 anni, di accarezzare i suoi nipotini.