SENZA PAROLE: A MILANO LA DIGOS SCHEDA CHI PIANGE NAVALNY

DA REPUBBLICA.IT:

E’ arrivata la Digos a identificare la dozzina di persone che oggi pomeriggio a Milano voleva onorare con fiori la memoria di Alexei Navalny a Milano, in corso Como, sotto la targa in memoria di Anna Politkovskaya, la giornalista russa anche lei dissidente perseguitata da Putin.

Una pattuglia di passaggio, e destinata a un altro servizio, si è fermata vedendo delle persone davanti alla targa commemorativa e ha chiesto loro i documenti.

«Dopo l’uccisione di Navalny ci siamo mobilitati e siamo andati a mettere dei fiori in corso Como, volevamo avere insomma un momento di raccoglimento, ma eravamo pochi, una dozzina al massimo – spiega Marina Davidova, 41 anni, russa ormai trapiantata a Milano da tanti anni, iscritta all’associazione Annaviva che dal 2008 promuove la libertà di stampa e la tutela dei diritti umani nell’Est Europa. – . Ci siamo trovati sotto la targa per Anna Politkovskaja, grande giornalista russa assassinata a Mosca il 7 ottobre 2006: il suo omicidio non è stato il primo e neanche l’ultimo della lunga lista di crimini commessi contro le decine e decine di giornalisti e oppositori del regime di Putin. Avevamo creato un evento Facebook e a differenza di altre iniziative che abbiamo promosso, in questo caso non abbiamo chiesto l’autorizzazione perché era solo una deposizione di fiori. Eravamo noi dell’associazione e sono venuti anche alcuni cittadini russi, ma appena arrivati sul posto si sono avvicinate tre persone che hanno cominciato a chiedere i documenti ai presenti».

Davidova racconta che questo ha creato grande stupore fra i partecipanti all’iniziativa, che era assolutamente pacifica e con un numero di partecipanti molto limitato. «Erano agenti Digos e noi siamo rimasti molto sorpresi, perché erano in borghese. Abbiamo chiesto spiegazioni e loro a quel punto ci hanno mostrato il tesserino. Quindi siamo stati tutti schedati e abbiamo dovuto lasciare loro anche l’indirizzo di residenza. Incomprensibile, non stavamo facendo nulla di illegale o di vietato, è una delle tante manifestazioni che abbiamo fatto negli anni, in genere anche molto più partecipate. Nessuno mai è venuto a identificarci. Insomma, anche se siamo in Italia, a Milano, ci siamo sentiti in qualche modo come si sentono i cittadini russi in questi giorni. Non mi sembra un crimine manifestare per la morte di un dissidente. Comunque ci ritroveremo a 40 giorni dalla morte di Navalny, come si usa in Russia, ma questa volta chiederemo l’autorizzazione».

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *