Un dittatore che voglia ottenere qualche credibilità e se non altro qualche opinione equivoca, difforme, forse clemente da parte della storia, dovrebbe provare ad avere cura dei propri oppositori, qualcosa, un principio, che i grandi statisti sanno bene e che sempre si guardano bene dal contraddire.
Non accade mai con i dittatori e questo è il sintomo incontestabile della ragione che non c’è più, che via via scema. Nemmeno la ragione della tattica e della strategia riesce a sopravvivere, perché a un certo punto subentra un’ebbrezza folle e inarrestabile, una droga della mente, prodotta dalla mente, che impedisce di scorgere anche la convenienza.
La dimostrazione ulteriore sta nel corpo disperso di Navalny. Telecamere fuori uso, tra le altre cose: tra gli incidenti possibili, guarda un po’ la sorpresa, certo non inaspettata ma comunque beffarda. Nemmeno del corpo senza vita si può e si deve avere cura. Poi comparirà forse, mondato e acconciato per le feste, per le esequie premature, ripulito da ogni indizio, da ogni prova, da ogni sconcezza.
Quel che sappiamo, quello che probabilmente sa anche Putin, è l’inevitabile storico che spazzerà via lui come ha sempre spazzato tutti quelli come lui. Anche lui lo sa, da qualche parte ci deve essere un demone che lo ossessiona, ma ora non può ammetterlo, nemmeno a sé stesso.
Quando giungerà il momento fatale poi, lui si crederà martire e molti a loro volta lo crederanno.
Noi sappiamo che non ci sono angeli attorno a noi, piuttosto falchi e aquile affamati e spregiudicati, ma da tempo ormai sappiamo che tra i demoni più crudeli c’è anche lui.