SENTIVAMO LA MANCANZA DELL’ARTISTA CHE “PUTIN E’ UMANO”

Sì, lo so che, a forza di paragonare il passato col presente, mi creerò la nomea di lodatore del tempo che fu, ma non è colpa mia se, una volta, c’erano in giro molti meno fessi e moltissimi meno furbacchioni. Il fatto è che, dove crescono i primi, i secondi prosperano. E, ora come ora, non sono in grado di dirvi se Ciro Cerullo, il pittore napoletano che si fa chiamare Jorit, in ossequio al personaggio di Carosone, che vuole fare l’Americano, appartenga all’una o all’altra delle due categorie.

Così, di primo acchito, a vederlo in faccia e sentire le cose che dice, mi verrebbe di ascriverlo al novero dei fessi. Poi, però, osservando gli esiti della sua operazione di marketing e, più in generale, della sua carriera di “street artist”, sono più propenso a credere che i fessi siano altri e che lui sia una lenza mica da ridere. Già, il Nostro si è portato a casa sovvenzioni pubbliche a destra e a manca, ritraendo personaggi cari al popolino, come San Gennaro, Che Guevara, Maradona o Ilaria Cucchi: oggi, ha intrapreso anche la carriera diplomatica, autonominandosi ambasciatore presso Putin. E’ andato a Sochi, dove si svolgeva il Forum per la gioventù, e si è fatto filmare e fotografare sul palco, abbracciato al leader russo, che, da brava lenza anche lui, si è ben prestato alla sceneggiata, pur non vantando antenati partenopei.

Il perchè di tutto questo, nella teoria perlomeno, dovrebbe risiedere nello spasmodico desiderio di pace che pare animare il nostro Ciro, che non è nuovo ad azioni del genere: una volta, a Betlemme, lo hanno anche blindato per aver ritratto su di un muro la faccia di un’attivista palestinese. Poco felice pare essere stata anche la scelta di dipingere su di un muro di Mariupol, dopo l’occupazione russa, una bambina, simbolo della volontà del Donbass di staccarsi dall’Ucraina. Insomma, Ciro nostro è uno che sta sulle scatole a un mucchio di gente, per le sue scelte, diciamo così, artistiche. In compenso, però, pare essere molto simpatico ai vertici russi: temo, invece che la gente comune non sappia neppure chi sia, esattamente come accadrebbe qui da noi, se non ci fosse questa benedetta storia dell’abbraccio con lo Zar e delle intenzioni, relata refero, dello street coso di dimostrare al mondo che Putin “è anche lui un essere umano”. Però, la scoperta.

E qui, il demonietto che mi alberga sulla spalla, comincia a sibilarmi le sue acidule considerazioni: è un cioccolataio, lo fa soltanto perché si parli di lui, è il solito caso di furbastro che cerca di rendersi famoso (e, quindi, di rimediare quattrini) con la scusa della filantropia o del pacifismo. Io, come immaginerete, non gli do credito, al diavolino, tuttavia, vi confesso che una pulce nell’orecchio me l’ha messa, col suo velenoso bisbigliare. Perché, anche se certamente non sarà così, il sospetto che il signor Ciro Cerullo, in arte Jorit, sia uno che cerca gloria e palanche facendo cose un tantino sopra le righe viene. Sarà che viviamo in un’epoca in cui le apparenze e le comparsate ottengono un certo credito presso la sesquiplebe, sarà che i Napoletani sono celebri per le loro capacità mimico-teatrali, sarà che io tendo sempre a pensare male, ma, a me, questo Ciro Cerullo mica mi convince del tutto.

Ma voglio dargli credito. Aspettiamo che Trump vinca le elezioni in USA e, se va abbracciare pure lui, è un peracottaro senza ombra di dubbio.

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