Se non fossimo rimasti in anestesia totale per Sanremo, magari avremmo pesato un po’ meglio l’orrore registrato in una zona verde di Manziana, nel Lazio, dove il povero Paolo Pasqualini, 39 anni, caporeparto all’Esselunga con un grande desiderio di migliorarsi, una vita davanti ancora tutta da inventare, passeggiava per curare la sua sciatica, come gli aveva consigliato il medico, fino a quando tre rottweiler indemoniati non l’hanno sbranato.
Ops, dice adesso il proprietario dei cani, aggiungendo la solita frase che ci siamo anche stufati di sentire: “Finora non avevano dato segnali preoccupanti”. Ma va? Incredibile. E’ veramente incomprensibile questo fatto, solitamente le bestie mandano whatsapp o comprano un annuncio sui giornali, prima di impazzire e sbranarsi un umano, ultimamente bambini, vecchiette, ora il povero Paolo.
Se non fossimo rimasti in anestesia totale per Sanremo, forse avremmo fatto meno fatica a immaginare gli ultimi minuti del povero Paolo, riuscendo magari a distinguerli da una monotona scena dei film horror o dalle solite atrocità dei videogiochi, sì, immaginando la scena vera, la disperazione assoluta e impotente di Paolo dentro l’anima, il dolore atroce delle sue carni dilaniate, lungo un sentiero di tranquilla e rassicurante campagna…
Se non fossimo rimasti in anestesia totale per Sanremo e per tutto quanto il resto, se ancora fossimo capaci di discernere e valutare i fatti della vita, ci chiederemmo dove sono adesso tutte le anime belle di un certo animalismo, a ciglio umido ma anche a maniche rimboccate quando qualcuno vuole toccare orsi e cinghiali, già, dove sono, adesso che a morire è un essere umano, dannazione, un essere umano che vale tutto, una vita neanche minimamente paragonabile a quella di un animale, il quale animale in tutta questa sporca faccenda non c’entra proprio nulla, inutile specificarlo, perchè gli animali fanno gli animali, anche quando impazziscono, e toccherebbe se mai agli umani muoversi con attenzione e prudenza, tenendo sempre ben presente la differenza.
Dove sono adesso che il dramma è enorme, adesso che un uomo di 39 anni è morto nel modo più spaventoso, così come il runner era finito tra le fauci dell’orso incavolato lassù in Trentino. Dove sono le loro tremule sensibilità, perchè non inventarsi qualcosa di meglio, magari riconoscendo il problema, anzichè far partire il solito disco “in natura un animale non è mai aggressivo, c’è sempre un motivo”. La raccontassero agli allevatori di cocorite, questa bella favola: purtroppo gli animali in natura sono come gli uomini, tanti sono mansueti e alcuni sono aggressivi, per cui servono certe regole per maneggiarli come si deve, senza per questo bollare in automatico come becere e disumane queste stesse regole.
Dov’è l’onorevole Michela Vittoria Brambilla, con il suo faccino pallido, ha qualcosa da dire su tre rottweiler liberi di andarsi a mangiare una creatura umana? Colpa di questo, colpa dell’altro, ci farà la lista delle colpe umane, ci spiegherà tutto dall’alto del suo magistero chissà dove maturato, ma beato chi ancora ha voglia di starla ad ascoltare, fuori da Arcore.
Io penso a Paolo e proprio non riesco a superare, a restare comunque animalista euforico. Perchè superare l’immagine di Paolo da solo, in mezzo al bosco, che cerca un’impossibile via d’uscita, mentre quelle tre macchine da guerra lo straziano da tutte le parti, proprio non mi riesce.
Piuttosto, ripenso a quante volte s’è detto che certi cani non possono finire in mano al primo che capita, per esempio il sottoscritto, che cani ne ho sempre avuti, anche se ho più dimestichezza con gli asini, ma che comunque con certe razze non saprei da quale parte cominciare. Sì, è il caso di ripetere la monotona tiritera dell’esame e del patentino per “condurre” certe specie, perchè non sono uguali alle altre, perchè dire che un cocker è uguale a un rottweiler è una poesia farlocca buona per le Brambilla e i Brambillisti, ma non è la realtà di natura.
Penso però poi a quelli che questa semplice legge, a costo zero, senza bisogno di Pnrr e aiutini europei e sforamenti del patto di stabilità, una legge elementare e sensata, penso a quelli che questa legge potrebbero fare dall’oggi al domani e invece da anni se ne guardano bene, timorosi delle lobby e della Brambilla, timorosi dei contraccolpi politici, timorosi di tutto come sono timorosi sempre, queste facce smunte e molli, in testa soltanto un posto al sole e qualche comparsata in tv, nati vecchi e morti subito, penso a loro, a chi abbiamo messo in mano le nostre vite, la vita di Paolo sbranato dalle belve, e allora ancora una volta mi viene da ridere.
Povero Paolo, se n’è andato nel modo più inaudito, eppure non avrà neppure il risarcimento postumo di una giusta sensibilità umana, buona almeno per una legge riparatoria, che potrebbe persino portare il suo nome, che potrebbe persino impedire altre atrocità simili. Ma cosa possiamo sperare, noi addolorati per Paolo e per la sua indicibile fine, se quelli sono ancora in prima fila a eccitarsi per Sanremo.