IL BRANCO COLPISCE ANCHE IN NOME DELLA LEGGE

È già stato detto e forse si tratta di una considerazione tra le più banali possibili, ma in questo caso poco importa. Mentre giustamente facciamo la morale ai catenacci della giustizia ungherese, ci dimentichiamo di guardare in casa nostra, negli armadi di casa nostra dove si nascondono scheletri in abbondanza, non ancora polvere, non ancora minuzia tale da generare uno starnuto e poco più.

Riaffiora il video del carcere di Reggio Emilia, nel quale si vede un detenuto che viene maltrattato da un gruppo di secondini. In questi casi viene naturale usare la formula ‘senza ragione’, maltrattato senza ragione, ma in questi casi e in ogni altro andrebbe evitata, perché ragione con c’è mai. Semmai andrebbero usati termini più precisi e conformi, come tortura, sevizia, crudeltà.

Il fatto risale all’aprile dello scorso anno, ma di nuovo poco importa. Il filmato riaffiora in questi giorni e la nefandezza non è un episodio sporadico, e se qualcuno alza il dito per dire che si tratta di eccezioni in un sistema altrimenti virtuoso, io vorrei ignorarlo.

Nella fattispecie, due, tre, cinque episodi fanno consuetudine, anche a fronte di cento carceri virtuose. Fanno consuetudine tra le carceri e fanno consuetudine come violenza gratuita e come attitudine al branco. E siccome siamo abituati ad attribuire questa attitudine a bulletti e adolescenti annoiati in cerca di emozioni forti, sotto forma di risse, sfregi, stupri e altre leccornie, ecco servita la smentita. Il branco non conosce anagrafe e nemmeno è patrimonio esclusivo della turpe contemporaneità, il branco esiste da sempre e da sempre colpisce spietato.

I secondini di Reggio Emilia sono i padri e non i figli, sono persone adulte e non adolescenti annoiati, semmai i padri di quei figli adolescenti annoiati, o i fratelli maggiori, se non gli zii o addirittura i nonni. Ma la differenza dove sta?

Psicologi e analisti ce lo spiegheranno dove sta e nel frattempo noi rimarremo convinti che il branco adolescente è figlio del branco adulto, un figlio vigliacco che si annida nell’animo umano e che sta a ogni uomo debellare, castrare, per evitare che si rigeneri. Piacerà anche a Freud questa, forse.

Là dove le bestie si fanno branco per sopravvivere, gli uomini si fanno branco per diletto, svago, capriccio e forse voluttà, guidati dall’istinto che l’etica e la morale dovrebbero governare.

Pensiamoci, la prossima volta che vedremo il branco come un gioco da ragazzi.

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