SE MAGARI LA MELONI SALDA ANCHE IL CONTO DELLA SANTANCHE’

Standing ovation di Ferragosto: con il patriottismo paternalista di una Evita Peron, la Meloni non ha esitato a emendare la deprimente porcheria dei nostri connazionali scappati senza pagare dal ristorante albanese. “Di tasca mia”, ha tenuto giustamente a precisare (siamo pur sempre nell’era in cui gli statisti fanno i grandi con mancette e ristori a tutti, però mettendo in conto ai contribuenti).

Bene, brava. Anche se qualche radical-chic ha colto al volo l’occasione per condannare e prendere le distanze, resta comunque un gesto-simbolo, che in qualche modo vuole ripristinare la nostra reputazione almeno in Albania.

“Mi sono vergognata di quegli italiani”, ha aggiunto la Sora Giorgia, sorvolando sul fatto grottesco che mentre lei si indignava, attorno alla tavolata la corte dei nostri statali in trasferta rideva di gusto, come ha testimoniato ingenuamente il premier albanese (sì, c’è un’Italia che ride sempre, quando qualcuno scappa senza pagare il conto come Peppino e Totò, quando la gente muore sotto le macerie del terremoto all’Aquila).

Fine della storia. Personalmente, da cittadino italiano, ringrazio la Meloni, che almeno dimostra come qui non siamo tutti uguali, che sopravvive e si sforza di riemergere un’Italia minimamente corretta, quanto meno rispettosa delle regole elementari.

Il problema, signora premier, è che io non mi vergogno solo degli italiani che scappano dal ristorante albanese, ma anche – solo per fare un esempio – degli italiani che scappano senza pagare il conto con il fisco, con l’Inps, con i fornitori. La Sora Giorgia, a questo punto, potrebbe completare l’opera: una volta ripristinata la nostra reputazione in l’Albania, faccia un bel gesto anche per ripristinare la nostra reputazione in Italia. Già che c’è, si metta una mano sul cuore, si vergogni ancora un po’, e poi saldi anche i conti lasciati in sospeso dalla sua amica Santanchè.

Magari io sono fatto strano, ma se per i cialtroni scappati dal ristorante mi imbarazzo parecchio, per una tizia piena di debiti con Stato e fornitori privati mi imbarazzo un po’ di più. Dopo tutto, rimane una differenza per niente trascurabile: i cialtroni non sono diventati ministri.

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