E COMUNQUE QUATTRO LADRI NON RAPPRESENTANO UNA NAZIONE

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei ministri, ha chiesto all’ambasciatore italiano in Albania di saldare il conto del ristorante lasciato, diciamo così, in sospeso da quattro turisti italiani scappati alla chetichella dopo il caffè. Nel commento social di Carlo Calenda questa iniziativa della premier è commentata come “inutile, innocua e propagandistica”. All’uscita di Calenda si potrebbe replicare osservando come gran parte della politica sia oggi “inutile, innocua e propagandistica”, con qualche riserva solo sull’“innocua”, e comunque come essa non si faccia affatto cruccio di essere tutte queste cose. Di fatto, non vuole essere di più: una volta arrivata alla fase propagandistica, il resto non conta. Non conta per chi fa la politica e non conta per chi la politica viene fatta: ovvero noi, che cittadini più non siamo ma tifosi dell’una o dell’altra fazione.

L’obiezione di Calenda è dunque respinta perché a sua volta “inutile, innocua e propagandistica”, come giocoforza nel dibattito politico esercitato sui social. Tanto più che, se è vero quanto scrive Giorgia Meloni sul suo profilo Twitter (pardon, “X”), lei non aveva alcuna intenzione di propagandarla e ne ha parlato pubblicamente solo quando l’“opposizione” ne ha fatto un pretesto per attaccarla.

Ma che cosa è successo? Ha scritto Giorgia Meloni: “Mentre mi trovavo in Albania il primo ministro Rama mi racconta la storia di 4 italiani che in un ristorante del posto erano scappati senza pagare il conto. Il ristoratore, dopo che le immagini della fuga erano diventate virali, aveva detto che era comunque felice perché i nostri connazionali avevano mangiato bene ed erano rimasti contenti. Mi sono vergognata, perché l’Italia che voglio rappresentare non è una Nazione che fa parlare di sé all’estero per queste cose, che non rispetta il lavoro altrui, che pensa di essere divertente fregando gli altri. Allora ho deciso di chiedere all’ambasciatore di andare a saldare il conto, che ho pagato personalmente.”

A parte lo spaventoso eccesso di “che” nel costruire la frase, il ragionamento fila e non si vede perché, in effetti, Giorgia Meloni debba essere messa sotto processo, tanto più che il conto degli italiani in fuga non lo ha fatto pagare allo Stato ma lo ha saldato, come peraltro confermato dall’ambasciata, con fondi suoi personali. Si potrebbe dunque riconoscerle di aver ripristinato il buon nome nazionale infangato da quattro sbafatori a ufo. Giorgia, insomma, si è comportata come quella mamma, o più in generale come quel genitore, che corre a risarcire la finestra del vicino sfondata dal figliuolo monello con una punizione alla Roberto Carlos. Se non che – e qui emerge l’obiezione più concreta -, Giorgia Meloni non è la “mamma” dell’Italia, perché ciò presumerebbe che noi italiani siamo in qualche modo suoi “figli” o se non suoi almeno figli del governo oppure, peggio ancora, dello Stato. Un’idea, questa, irrispettosa e se vogliamo perfino raccapricciante: non siamo “figli”, e dunque soggetti ad autorità genitoriale, ma cittadini, con relativi diritti, doveri e responsabilità individuali cui tener fede. L’idea che qualcuno, oltre i quattro furbacchioni non paganti, si debba vergognare per aver “fatto vento” al ristorante non è sensata. Gli sbafatori in questione non sono italiani e in quanto tale ladri, come ha temuto si pensasse Giorgia Meloni, ma ladri che, nella specifica circostanza, hanno il passaporto italiano. Altrimenti si procede in una logica del pregiudizio legato alla nazionalità – di cui spesso è stato vittima proprio il popolo albanese – che procura solo guasti su larga scala. E che l’iniziativa di Giorgia Meloni, per paradosso, finisce quasi per rinforzare.

Va notata infine la scaltrezza del primo ministro albanese: è riuscito a far sentire in colpa Giorgia Meloni, la quale si è vergognata, in fondo, di tutti noi, che all’estero proprio non ci sappiamo comportare. Grazie per il pensiero, ma no: si vergognino senz’altro quei quattro, nessun dubbio su questo; estendere l’onta all’intera nazione è invece puerile e ingiusto. Se lo lasci dire da noi: grazie ai politici che abbiamo e abbiamo avuto, sappiamo bene quando è il caso di vergognarci e quando no.

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