SE FOSSERO O-SCURATI TUTTI QUANTI

Non so se mi convenga cimentarmi con l’ennesima polemicuzza all’italiana, tra fascismo e antifascismo, palanche e palanchini: in fondo, io sono solo uno storico e neppure dei più gettonati e a misurarmi con gente famosa rischio di essere tritato. Tuttavia, accetterò l’alea: tanto Meloni che Scurati, in fondo, meritano due parolette. Senza contare che questa faccenda del monologo mi stuzzica, se non altro perché il 25 aprile è il giorno del mio onomastico.

Dunque, vediamo se ho capito. La Rai chiede a Scurati o, meglio, alla sua agenzia, un monologo di un minutino sul 25 aprile: i due concordano un prezzo che lo scrittore stesso dice essere in linea coi compensi abituali per questo genere di prestazioni e la cosa pare andare. Dopodichè, la medesima Rai stoppa l’intervento del Nostro, adducendo ragioni economiche: Scurati avrebbe chiesto un po’ troppo, insomma. Questa la versione data da Giorgia Meloni sui social: 1.800 euro per un minuto, secondo la sua ricostruzione dei fatti, sarebbe parsa cifra abnorme alla televisione di Stato (la stessa per la quale sembrano normali 6 milioni investiti su “Avanti popolo” della De Girolamo, chiusa per strazio). Di qui la decisione di cassare il monologo scuratiano. A questo punto, è entrato in campo Scurati stesso, che ha replicato alla premier con un secondo monologo, questa volta pro domo sua, letto in diretta dalla conduttrice della trasmissione che avrebbe dovuto ospitare il primo.

Nel suo alato messaggio alla Nazione, Scurati ha, dapprima, smentito clamorosamente la Meloni, definendo false le cose da lei precedentemente asserite e, venenum in cauda, ha concluso il pistolotto con delle accuse, per la verità un filino pompose e autoincensatorie, di censura nonché di violenza, da parte del potere. Potere che non è difficile leggere tra le righe come postfascista, se non fascista tout court. Questo, ovviamente, Scurati non l’ha scritto: mica è scemo lo Scurati! Tuttavia, in maniera più felpata, l’accusa è abbastanza facilmente individuabile, nella prosa eccelsa dello scrittore, “noto e tradotto in tutto il mondo”, isole comprese.

Che volete che vi dica? Se mi chiedete se penso che la Rai, con presidente del consiglio Veltroni, non avrebbe oscurato Scurati, nemmeno se avesse chiesto il triplo, la mia risposta è: sì! Da sempre, i vertici di viale Mazzini si stendono a pelle d’orso davanti al potere politico e non vedo ragioni per cui dovrebbero aver mutato costume oggidì. Se credo che la Meloni, con un ukaze, abbia chiesto, metaforicamente, la testa di Scurati? Questo no, per certo: nemmeno la Meloni è scema.

Credo che, da una parte, ci sia un’azienda che fa favori ai potenti e, a volte, esagera, più realista del re, e, dall’altra, c’è un perdibilissimo monologo di uno che crede di essere una via di mezzo fra Piero Calamandrei e Dino Buzzati e che, invece, è solo e semplicemente Scurati. Non un genio incompreso e nemmeno una vittima: soltanto uno che scrive cose belle e meno belle e che ci ha regalato un centone su Mussolini non precisamente corretto storicamente, tanto da suscitare in qualcuno il sospetto della scelta di un soggetto che tira. Una monografia su Ferruccio Parri, probabilmente, avrebbe venduto di meno.

Insomma, una storia noiosa: una di quelle storie da 25 aprile, quando qualunque miseranda diatriba si trasforma in un rigurgito di guerra civile in chiave tragicomica. Nulla di nuovo, dunque. Finchè la gente, a forza di monologhi, di polemiche, di botta e risposta fra “Lei non sa chi sono io!”, di fascismo e antifascismo a un tanto al chilo, non esclamerà, con splendida saggezza popolare: ci avete rotto le balle!

Ecco, in attesa del risveglio del popolo, fate largo alle avanguardie: ve lo dico io, a nome di chi lo pensa e non ha voce. Avete rotto. E non chiedo neppure un euro, per questo succinto monologo. Mica mi traducono in tutto il mondo, d’altra parte.

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