SE DOBBIAMO SCANNARCI ANCHE PER PORTARE UNA BANDIERA

Propongo le primarie per designare il portabandiera italiano ai Giochi di Parigi.

Dibattito caldo, intensa l’azione della propaganda, molte candidature dette anche nomination, il Grande Fratello, che osserva dal buco della serratura del Foro Italico, ha pronta la soluzione del contenzioso.

Chi sarà il/la fortunato/a? Chi marcerà in prima linea sventolando il tricolore in faccia ai francesi che ancor gli girano? L’interrogativo sta occupando le pagine di fogli non soltanto sportivi, partita aperta, i social puntano su Sinner, elementare Jannik, l’atletica spinge Jacobs, il nuoto chiede Paltrinieri, i romantici sognano la Pallegrini ex universale, da Brescia si esige la Ferrari in quanto Vanessa. Nei peggiori bar, non di Caracas, non si ha traccia della disputa, il ruolo è privilegiato, sotto la bandiera tutto, la cerimonia di apertura comporta però fatiche estreme di rito, la sfilata è lenta, l’attesa eterna, gli applausi calorosi, sventolio di cappelli e cellulari accesi per foto e video ricordo, arde il fuoco di Olimpia e, in contemporanea, nel tripode di Roma la fiamma rischia di bruciare Giovanni Malagò: è lui l’uomo chiamato alla storica decisione, dal suo volere e potere dipende l’immagine, il fotogramma da consegnare all’album di famiglia azzurra.

Parigi val bene una mossa, coraggio presidente e, tanto per restare in tema di sovrani, da Enrico IV a Napoleone, possiamo prevedere anche le parole che verranno usate dal portabandiera: “Dio me l’ha data e guai a chi me la tocca”. Si scherza, ça va sans dire.

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