PARLARE E STRAPARLARE DI PARTITO CATTOLICO

“Sondaggi politici, il 37% degli italiani vorrebbe un partito cattolico. Soprattutto gli elettori di FdI e Forza Italia”. Questa la notizia, essenziale, poco più di un titolo. Ma in questo titolo c’è già tutta la complessità del problema. Si fa notare, infatti, che in quel 37% di nostalgici del partito cattolico ci sono in maggioranza degli elettori di FdI e Forza Italia. Dunque, la richiesta di un partito cattolico viene soprattutto da destra. Mi pare sia possibile dire la stessa cosa in maniera diversa. Gli elettori di destra – pardon: alcuni, forse molti, elettori di destra – chiedono che la loro scelta politica sia in qualche modo sanzionata, suggellata da un riferimento alla Chiesa, alla fede. Dunque, questa rilevante fetta di elettorato italiano pensa che un cattolico, quando vota, debba votare, normalmente, a destra. Un buon cattolico è conservatore o non è.

D’altra parte, non risulta che i cattolici che militano in partiti di sinistra – e di cattolici nel PD ce ne sono molti, e non solo nel PD – non risulta che sentano la necessità di invocare un partito cattolico. Perché se lo invocassero è evidente che dovrebbe essere un partito di sinistra. Cattolico e di sinistra. Ma la cosa non risulta. Conclusione: i cattolici di destra sentono la nostalgia di un partito cattolico, i cattolici di sinistra no.

Tutto chiaro? Ma neanche per sogno. In realtà, tutte e due le posizioni sono chiare perché semplificano tutto all’estremo, scarnificano il problema. I cattolici di destra parlano di “partito cattolico”: un partito, cioè, in cui la politica di quel partito e la fede sono tutt’uno. Si vota quel partito perché si è cattolici e si è cattolici perché si vota quel partito. Cattolico e basta. Con tanti saluti al “partito di cattolici”, di alcuni cattolici e non di tutti, come don Sturzo aveva “battezzato” il suo primo Partito Popolare.

I cattolici di sinistra, invece, non hanno bisogno di un partito perché ce l’hanno già: è il PD e il PD laico non soffre etichette confessionali. Partito e basta.

I cattolici di destra sentono l’esigenza dell’etichetta, i cattolici di sinistra la rifiutano. Ma, vista da questo lato della barricata, quello di un credente semplicemente, che crede prima di votare, tutte e due le posizioni inquinano, in diverso modo, la fede. I cattolici di destra perché la usano fino al punto di ingabbiarla in un partito, quelli di sinistra la rispettano fino al punto di ignorarla. Un eccesso di vicinanza da destra, un eccesso di distanza da sinistra.

Che fare? C’è la Chiesa, prima di ogni partito, che continua a parlare di Vangelo, nonostante tutto. Lei, Chiesa, dovrebbe “motivare” qualsiasi scelta in una sua visione dell’uomo che, in ultima istanza, le viene, appunto, dal Vangelo. Ma per fare questo bisogna produrre cultura, fare mediazioni, elaborare morale e profezia, in cui tutti i cristiani si potrebbero riconoscere per poi portarli, quei valori, nei loro diversi partiti. Ma la Chiesa, mediamente, non ha più tempo e teste per fare questo, e molti credenti si sentono molto credenti non perché fanno politica, ma perché non la fanno più, questa cosa “sporca” che è, appunto, la politica.

Che fare? Non se ne farà nulla, probabilmente. O quasi. Eccettuati, forse, piccoli circoli di pensanti o pochi appassionati che continueranno, ostinatamente, a tentare di ragionare. Pochi, pochissimi.

Sono i moderni carbonari. In attesa di tempi migliori, chissà quali, e che arriveranno, chissà quando.

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