SCANDALO MILAN, ME LO SPIEGO COSI’

L’irruzione della Guardia di Finanza a “Casa Milan” ha suscitato un polverone, come fa quella goccia esplosiva che James Coburn versa davanti a un attonito Rod Steiger, provocando una buca grossa come lo spavento. E il divertimento. Il film è “Giù la testa”, ma qui la testa c’è da tenerla su con le orecchie belle dritte. E aperte.

Lo spavento è dei tifosi del Milan: il Settimo Cavalleggeri della stampa tifosa di altre squadre, con in testa i quotidiani sportivi nazionali, è partito alla carica paventando sanzioni, condanne, penalizzazioni, ritiri della patente, ganasce alle ruote dei dirigenti…

Il divertimento relativo è di chi si sorprende di come la GdF (e con essa la Procura) non si siano mosse durante il supposto interregno di Yong Hong Li, ma anche e soprattutto di fronte ad altri casi di estrema disinvoltura finanziaria tra i club della serie A. Poi c’è l’aspetto serio, quello che ha portato le Fiamme Gialle a un vero e proprio blitz nella sede di una delle poche società che ha i conti a posto, per di più alla vigilia di una partita determinante per il prosieguo dei rossoneri in Europa League: non è un dettaglio.

Sembrerebbe non ci sia stato alcun passaggio del testimone tra Elliott, primo fondo attivo mondiale, e la RedBird di Gerry Cardinale, società di gestione degli investimenti con un asset di 8,6 miliardi di dollari (2022). E si torna al sorriso: da una parte un colosso internazionale (asset da 55,2 miliardi di dollari) che tra l’altro ha vinto cause con i governi di Argentina, Perù e Congo, dall’altra parte la Polizia Tributaria, la Procura della Repubblica, la Guardia di Finanza, tutte cellule dormienti – di norma – quando si parla di calcio e finanza. A dare la stura all’irruzione nella sede del Milan (e nelle case private di un paio di dirigenti) sarebbe stata un’altra causa vinta da Elliott, quella (anche in secondo grado di giudizio lo scorso novembre) contro Blue Sky, società di Salvatore Cerchione e Gianluca D’Avanzo che – a loro dire – avanzavano qualcosa dopo il passaggio di proprietà del Milan tra Elliott e RedBird, avendo avuto in passato una quota minoritaria delle azioni.

L’ipotesi di reato contestata è soltanto una: “Ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza”. In sostanza non sarebbero state consapevolmente comunicate alcune informazioni dalla proprietà del Milan. Scrive in un suo articolo su www.feliceraimondo.it  l’avvocato Felice Raimondo, giornalista e scrittore (le sue attività legate a temi di diritto bancario, economia, lavoro, contratti): “Con sentenza del 15 luglio 2021, n.5348, la Quinta Sezione del consiglio di Stato ha affermato che la FIGC non è un organismo pubblico (…), tutto ciò farebbe decadere le indagini di natura penale (…) e consentirebbe anche agli indagati di appellarsi al riesame per far annullare le perquisizioni (…), quindi alla Procura Sportiva non arriverà nulla delle prove raccolte”. Chiude, a proposito della proprietà del Milan: “(…) assolutamente riconducibile a RedBird, basta effettuare l’accesso alla Camera di Commercio olandese, non c’è alcuna anomalia”.

Ha detto Alessandro Giudice, esperto di finanza, in un’intervista rilasciata a Sky: “E’ un discorso abbastanza semplice: c’è un’intesa fra due parti, Elliot e RedBird, che si sono accordate affinché il fondo di Cardinale potesse finanziare l’operazione utilizzando un mix di debito e di capitale proprio, di equity, come normalmente si fa in queste operazioni. Poteva andare da una banca d’investimento, avrebbe pagato un tasso d’interesse più alto. RedBird si è messo d’accordo con Elliot per farsi dare il prestito dallo stesso fondo Elliot e non da una banca ad un tasso vantaggioso, intorno al 7%. E’ una prassi non costante, però non è una cosa infrequente in queste tipo operazioni. In ogni caso è normale che una parte, come il creditore, si tuteli per esempio attraverso dei patti para-sociali. Senza andare troppo lontano, l’Inter ha nel suo CdA due consiglieri ad espressione di Oaktree, allora parallelamente si dovrebbe dire che Oaktree è il vero proprietario dell’Inter? E’ abbastanza singolare che si consideri quelli che sono accordi normali fra i soci una posizione di controllo. Tra l’altro il Milan non è quotato ed è abbastanza dubbia anche l’applicazione del articolo 2638, che è il capo d’accusa, proprio perché la FIGC non è considerabile alla stregua di CONSOB e Banca d’Italia. Quindi è una materia molto scivolosa, in cui per ora gli appigli dell’accusa sembrano piuttosto forzati, ma ci vuole un certo servizio intellettuale per arrivare a comprenderli”. Giudice ha anche scritto sul ‘Corriere dello sport’ di mercoledì 13 marzo: “Una vicenda indubbiamente complessa di cui è opportuno attendere gli sviluppi prima di trarre conclusioni: almeno la chiusura delle indagini, se ci sarà, per valutare la consistenza di eventuali accuse. Un parallelo estero: del Manchester United, quotato alla borsa di New York, il finanziere britannico Ratcliffe ha acquistato il 25% attraverso varie classi di azioni. I Glazer mantengono una quota superiore che li rende ancora azionisti di maggioranza relativa, ma un accordo tra le parti conferisce a Ratcliffe il controllo operativo del club. Chi ha dunque la proprietà dello United? Chi ne possiede la maggioranza o a chi ne esercita il controllo pur con una quota di minoranza? In Gran Bretagna nessuno sembra preoccuparsene troppo…”.

Un legale – romanista – che ha fatto parte della Federcalcio, qualche tempo fa, mi ha detto: “Sono assolutamente anomale le modalità, la tempistica e la motivazione delle perquisizioni rispetto al capo d’accusa contestato, così come è assolutamente singolare che già nel pomeriggio di martedì – con l’azione della GdF in pieno svolgimento – uscissero un po’ ovunque, su testate, web e addirittura blog privati, i dettagli conditi addirittura con le possibili punizioni al Milan, che non appare parte in causa e quindi non potrebbe essere in alcun modo penalizzato. Non esagero, ma somiglierebbe a un’azione di regime se non fosse che siamo in Italia”.

Scrive il giornalista Paolo Ziliani, ridimensionando le paure dei tifosi milanisti: “Se ha avuto il diritto di patteggiare la Juventus, che avrebbe dovuto rispondere – oltretutto da recidiva – non di uno, ma di ben 4 illeciti economico-amministrativi, a maggior ragione ne avrà diritto il Milan che dovrà rispondere (ammesso che così dispongano gli inquirenti) di un solo illecito (…). E se la Juve se l’è cavata con 718 mila euro di multa, il Milan potrebbe cavarsela con un quarto, cioè 179 mila euro di multa”.

Con il passare delle ore cresce insomma la sensazione che nell’ampolla di Procura, Polizia Tributaria e Guardia di Finanza, più che l’esplosivo liquido di James Coburn, ci siano acqua e sapone. Che possono bruciare gli occhi alla vigilia di una partita di coppa europea, della costruzione di uno stadio di proprietà e magari anche dell’ennesimo passaggio della maggioranza a un fondo arabo. Ma non voglio rischiare di essere tacciato come tifoso e non più come giornalista. Davvero, non voglio togliere il privilegio di questa qualifica alle prime pagine dei quotidiani sportivi.

Un pensiero su “SCANDALO MILAN, ME LO SPIEGO COSI’

  1. Daniele Vidal dice:

    Anch’io mi occupo da anni di diritto sportivo, sia come legale che come appassionato studioso, e ho trovato singolare quello che ho letto soprattutto nel riferimento alla FIGC come soggetto pubblico come se la L. 280/2003 non fosse mai esistita e come se la Corte Costituzionale non avesse già affrontato il tema, indirizzando le successive decisioni della Corte di Garanzia dello Sport. Senza dimenticare quel che ha stabilito la Corte di Giustizia Europea non più tardi dello scorso dicembre a proposito di autonomia dello sport…

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