SAREMO SEMPRE PIU’ MALATI, SUPERLAVORO PER GLI PSICOLOGI

Ai miei tempi, ma credo che poco sia cambiato in anni più recenti, il grosso della formazione degli psicologi era dedicato allo studio della psicopatologia e dei suoi diversi approcci di cura. Di fatto, anche a proposito dei contesti lavorativi, la stragrande maggioranza degli psicologi ha trovato impiego nei servizi di salute mentale, della cura della tossicodipendenza e, poi, nei Consultori familiari.

Eppure è in corso una mutazione epidemiologica. Infatti, grazie ai progressi della medicina, nel nostro paese vivremo sempre di più, anche se saremo per maggior tempo ammalati di qualcosa. Malattie un tempo mortali sono divenute croniche, con cui convivere. Nel 2023 sono quasi 22 mila gli ultracentenari, ben duemila più dell’anno precedente. Ma la quasi totalità degli ultrasessantacinquenni, il 98%, assume almeno un farmaco al giorno e 2 anziani su tre ne assumono almeno 5. Ovviamente, ci si ammala anche prima.

Dunque, il tema di come convivere con la malattia organica sarà sempre più centrale e, con esso, sempre maggiore rilievo sarà posto alla qualità della vita delle persone, psichicamente sane, che vivono un disagio in quanto affette da una patologia che comporta una forte quota di stress.

Faccio un esempio concreto: è indubbio che l’esperienza di un infarto modifichi la qualità della vita. Cambiano i pensieri, a volte si diventa ansiosi e si tende a ridurre la vita sociale e attiva. Eppure, sono proprio pochissimi gli psicologi in Italia che si occupano esclusivamente dell’assistenza ai pazienti con patologie cardiache, aiutando a comprendere che i cambiamenti d’umore in atto sono una reazione comprensibile e non prova di ulteriore disfunzione.

Il discorso è assolutamente analogo per altre patologie. Anche il percorso di cura, per quanto indispensabile e opportuno, può comportare un’ulteriore quota di stress. Nel frattempo aumenta nella collettività la consapevolezza della necessità di una cura globale, che comprenda gli aspetti emotivi, psicologici e relazionali.

Ho pochi dubbi che nel prossimo futuro la psicologia si occuperà sempre di più di quanti, non affetti da alcuna patologia psichica, dovranno fronteggiare un’esperienza di malattia fisica, che può produrre ansia, depressione, timori esagerati sul proprio futuro, vergogna, chiusura sociale. Garantire assistenza psicologica a tutti sarà l’impegnativa sfida del futuro.

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