QUELLE 4 VITE APPESE AL TIMONE DELLA NAVE IN MEZZO ALL’OCEANO

Fra qualche tempo ci faranno un film, di fronte al quale ci commuoveremo e ci chiederemo perché, poi come sempre andremo a dormire e domani ne guarderemo un altro, “magari più leggero”.

Era esattamente il mio stato d’animo dopo aver visto “Le nuotatrici”, con la differenza che la vera storia di Yusra Mardini e sua sorella Sara (raccontata in quella pellicola) ebbe un lieto fine: in fuga dalla Siria, dopo mille tribolazioni ed esperienze durissime riuscirono a coronare il sogno di Yusra, che alla fine partecipò alle Olimpiadi di Rio De Janeiro gareggiando per la Nazionale dei rifugiati.

In comune con la vicenda di quattro clandestini nigeriani, c’è solo la tappa finale: il Brasile. Gli africani hanno viaggiato di nascosto per 2 settimane nel vano timone di un cargo che trasportava container sull’Atlantico. Poco più di 5-6 metri quadrati sotto la nave, in un angolo spaventoso, per dormire e stare parzialmente al riparo (perché ovviamente il vano è aperto) dal maltempo e dal mare mosso.

Nelle ore d’aria si sedevano a turno sul timone, che immaginiamo si spostasse pochissimo essendo la rotta lineare, ma resta in ogni caso il timone di un cargo…

E standoci seduti sopra, è più facile essere tritati o buttati in acqua che sopravvivere.

Tra gli altri grandi problemi di una traversata così pericolosa, il fatto che al decimo giorno i profughi hanno finito acqua e cibo, potendo solo bere acqua di mare nei rimanenti 4 giorni di navigazione. La beffa è che, avvistati e salvati dalla Polizia federale brasiliana nella città portuale sud-orientale di Vitoria, espletate le pratiche burocratiche per l’identificazione, saranno rispediti a casa. “Forzatamente”, come ha chiarito un esponente del Governo alla tv di Stato. Vani gli appelli dei quattro disperati, secondo i quali “le difficoltà economiche, l’instabilità politica e la violenza criminale ci hanno lasciato l’unica scelta di abbandonare la nostra terra natale”.

Muhammadu Buhari, presidente uscente della Nigeria, e il suo recente successore Bola Tinubu, hanno spesso ammonito l’Europa – in particolare – sul fatto che chi scappa dalla Nigeria (primo Stato africano per popolazione, sesto del mondo), Paese in grande crescita economica, “non lo fa né per paura né per povertà, ma perché fuorilegge”.

Difficile sapere. Difficile capire. Penso che nel 2023 sia possibile identificare abbastanza agevolmente quattro cittadini del mondo, scappati di casa, prima di decidere il da farsi: gli Stati sul pianeta sono divisi, tra le molte altre cose, dalle leggi e dagli accordi sull’estradizione per i criminali acclarati. Quindi anche per i profughi, espatriati comunque disperati, l’iter dovrebbe essere specifico e magari dettagliato: in Europa (e soprattutto in Italia…) sappiamo bene come siano complicati i distinguo, innanzitutto, e i meccanismi dell’accoglienza.

Difficilmente sapremo mai chi erano davvero questi quattro e che fine faranno, forse solo se davvero sono fuorilegge lo Stato nigeriano lo rivelerà. Oppure lo scopriremo tra qualche tempo in un film, grazie allo sforzo di chi si impegna per sapere, per capire.

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