SANGIULIANO PATRONO DEGLI SFONDONI

Una cosa è sicura, ormai non possiamo più farne a meno. SanGiuliano è una garanzia, ormai un’eccellenza (il termine gli sarà certamente gradito), un umorista di valore assoluto. Se ne è reso conto pure il governatore De Luca, campano certificato e in quanto tale esperto di cerimonie e intrattenimenti, tanto è vero che non ce l’ha fatta più, pubblicamente sponsorizza SanGiuliano per battesimi, cresime e matrimoni. La risata è assicurata.

Lui, SanGiuliano, oltre le ambizioni ridanciane, avrebbe anche una vita parallela, da saggista multiverso, autore di tomi che vanno da Prezzolini alla rivoluzione russa, dalla guerra nella ex-Jugoslavia a Reagan, da Xi Jinping al quarto Reich fino a Trump. Tomi straordinari, dico per immaginazione e per garantismo, perché non li ho letti, ma sta di fatto che un conto è saggiare, altro è fare il ministro e non riuscire a contenere il millantatore che è in te.

L’esordio fu impietoso e programmatico. Basta con questi finanziamenti pubblici ad uso esclusivo di opere e autori di sinistra, film, fiction e arte di parte che non più possibile tollerare. Ammesso e non concesso che loro avrebbero gradito l’inquadramento, SanGiuliano risoluto annunciò pellicole e sceneggiati su Fallaci e Montanelli. Così si fa, par condicio e bilanciamento, secondo lui: peccato che su una e sull’altro già la RAI aveva provveduto. Era appena arrivato, in fondo, un poco di indulgenza gli andava concessa.

Via via pare scegliere il basso profilo, capisce che forse deve studiare la parte, impratichirsi con il ruolo, ma quando si tratta di sfoggiare la difesa identitaria della lingua, la lingua italiana, la macchietta che è in lui non ce la fa: nell’accorato discorso avverso ai forestierismi infila “snobismo” e “radical chic”, ma per spiegare meglio chiarirà poi, inciampando sulla logica e sulla coerenza, sbattendo il grugno sulla farsa che in fondo gli compete, come ulteriormente dimostrerà di lì a poco.

Qualche strafalcione minore nella terra di mezzo, parecchia boria e supponenza, e infine gli approdi ultimi, conditi da sfacciataggine che non conosce ritrosia.

Prima la catastrofe da giurato che non legge i libri votati del premio Strega , ormai una barzelletta di proporzioni universali.

Poi, ultima puntata, ma non disperiamo, la simpatica, burlona dichiarazione sul numero delle visite totalizzate dalla mostra da lui organizzata sulle riviste del primo Novecento a Firenze. 300.000, trecentomila in un solo mese! Peccato che trecentomila sia il numero approssimato dei visitatori degli Uffizi, da cui bisogna per forza transitare per godersi la rassegna del ministro buontempone.

Una ne fa e cento non ne pensa SanGiuliano, fiero e spavaldo proclama e motteggia, incurante e irriguardoso. Della verità innanzitutto.

A volte gli umoristi migliori non sanno di esserlo, navigano inconsapevoli e disorientati tra i pensieri. Con SanGiuliano direi che ci siamo, il ministro giullare che tutti ci invidiano.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *