ROMA PULITA, UNA FICTION PER GLI ISPETTORI EXPO

Arriva il preside! Tutti ai propri posti, state composti sulle sedie, non voglio sentire volare una mosca. E raccogliete quelle cartacce!

Suona un po’ così l’arrivo degli ispettori che dovranno stabilire se Roma sia degna di ospitare l’Expo 2030 o meno. Una volta capito il percorso e le strade che percorreranno, scatta il piano straordinario di pulizia e riordino. L’AMA efficiente come mai, e niente cantieri, per carità. E dateci dentro a strappare quella zizzania dai marciapiedi!

Gli ispettori non devono vedere Roma come è, e a quanto pare anche i romani la vedranno come non l’hanno mai vista, vien da credere che nemmeno la riconosceranno. Chissà che spaesamento.

Cassonetti in ordine, niente sporcizia vagante, raccolta dei rifiuti solertissima, a partire dai rifiuti organici, i quali puzzano e non sta bene che gli ispettori aspirino miasmi compromettenti. Sarebbe incredibile perdere l’Expo per queste inezie. E poi che non si veda un cinghiale nel raggio di venti chilometri, baionetta libera e sparare a vista, con conseguente inflazione dei ragù e dei condimenti a base del maiale selvatico inurbato.

Sui cinghiali invento e immagino io, ma ci può stare, non mi stupirei. Sta di fatto che in contemporanea al piano straordinario di pulizia bisognerebbe tranquillizzare anche i romani: Roma tornerà presto, più opaca, più puzzolente e più lorda che mai. Non appena gli ispettori saranno ripartiti, tutti dalle parti dell’AMA potranno tornare a respirare un po’, sigaretta, caffè, le pause e i permessi tutti al posto giusto, come gli scioperi e i certificati medici. Questo non lo invento o lo immagino io, è storia, recentissima.

Recentissima come la notizia dei 33 licenziati di qualche giorno fa, 33 dipendenti licenziati con “posizioni indifendibili”, parole del sindaco Gualtieri, e possiamo solo volare con la fantasia per figurarci queste posizioni fuori dall’ordinario. Non mi dispiace però ricordare il volo pindarico dell’ultimo di cui si ha notizia, beccato con una prostituta, poi in una sala slot e infine in pasticceria. Tutto quanto rigorosamente in orario di servizio. Quasi mi spiace l’abbiano stanato, l’arte povera era a un passo.

Ad ogni modo, la mobilitazione straordinaria del municipio romano e dell’AMA sono l’ennesima conferma di quello che puntualmente si avvera sotto i nostri occhi: i problemi si possono risolvere. Certo si possono risolvere quando la vetrina è dietro l’angolo, quando gli ispettori, i presidi di turno, annunciano l’ispezione.

Prima no, prima non è possibile, prendano nota i cittadini, prima non è possibile e con ogni probabilità nemmeno dopo. I cittadini possono nuotare nel pattume, chi se ne importa, ma gli ispettori vuoi mettere.

Quel che conta però ora è l’identità, Roma è Roma e nel giro di una settimana, dieci giorni diciamo, i romani devono ritrovarla com’era, riconoscibile ai cinque sensi senza lustrini e senza nessun mastro lindo all’opera.

E quel che conta è che gli ispettori se ne vadano in fretta, non è detto che siano così ferrati in storia antica, c’è pure il rischio che si chiedano che ci fanno tutte quelle macerie in giro per la città, e se l’AMA è ancora su di giri rischiamo di giocarci il Colosseo per un misero Expo.

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