RENZI SA FARE TUTTO, ANCHE IL DIRETTORE

Per un tizio che ha cileccato tutte le riforme, a partire da quella costituzionale, diventare il direttore del “Riformista” è un grosso risultato. Premiata la competenza. Basterà leggerlo per capire come non si fa.

D’altra parte, ormai gli italiani conoscono bene Matteo Renzi. Sgamato da tempo immemorabile. Uno che non si fa mancare niente, uno che vuole tutto. Gli proponessero di fare l’astronauta o il chirurgo plastico, firmerebbe in bianco. Un sognatore, dice lui, sempre a caccia di sfide. Ma anche un po’ vanitoso, egocentrico, narcisista. Giusto un pelo.

Evidentemente non gli bastavano tutti i ruoli che ha già in curriculum (poi stiamo a lapidare Sgarbi, collezionista seriale di cariche). Eterno boy-scout (quella è una dimensione da peter pan baciapile che non abbandonerà mai), attualmente risultava consulente internazionale e conferenziere, soprattutto. Ma poi sarebbe anche cogestore di quella roba nata mettendo assieme Azione e Italia Viva, gli unici due addendi che sommati danno risultato da sottrazione. E poi sarebbe comunque senatore, se proprio vogliamo dirla tutta.

Il nonno ci diceva fai una cosa sola, ma falla bene. Il nonno di Renzi deve avergli fatto paternali diverse. Tanto che nella sua giga-agenda è riuscito a trovare spazio anche per fare il direttore di un giornale. Non si sa bene a quante copie punti “Il Riformista” affidandosi a Renzi: conta che già tutti ne stiano parlando, con immediato effetto pubblicità gratuita. A gioco lungo, esaurita la curiosità, tutti capiremo cosa resterà oltre al fumo, cercando l’arrosto. Al momento, vale solo la sua spiegazione: “Per un anno non farò politica diretta”. Il che può essere letto come una promessa o come una minaccia. Il che può essere preso dal suo partito come una brutta notizia o come un’ottima notizia.

Guardando questa nuova veste di Renzi, non possono non tornare subito in mente i Di Battista e i Veltroni. Cioè questa figura tipica dei nostri tempi, solo dei nostri tempi, sostanzialmente il politico più o meno arrivato alla maturità che dopo gli slanci giovanili, idealisti nel modo più radicale, ripiega sulla ricerca di un modo altolocato per campare, comunque un modo nobilissimo e pieno di contenuti, ci mancherebbe, non sia mai detto che non sa dove andare a parare, cosa fare di se stesso. Questi tipi qui vogliono resistere lassù, all’apice della vita, cercando di essere tutto e fare tutto, senza stare tanto a chiedersi cosa davvero fare da grandi. Il vero mestiere, in fondo, è spacciare un’idea superiore e invidiabile del proprio io. Magari, eventualmente, arrotondando.

Tempo fa, chi si occupava di tante faccende, senza metterne precisamente a fuoco nessuna, veniva definito faccendiere. Poi il termine ha preso una brutta piega, e sicuramente non va più usata per Renzi, che di suo ha la querela facile, sempre in canna (direttore, toccherà cominciare anche a prenderne).

Resta inteso che il direttore di giornale non sarà l’ultima scelta, la scelta definitiva. Per quanto piccolo, per quanto snello, un giornale obbliga il suo direttore a lavorare duro. Se lo fa davvero. Certo è più facile fare l’assenteista in Parlamento che in ufficio, se questa di Renzi direttore è una cosa seria.

Naturalmente, sia detto senza sminuire le mostruose capacità e anche l’evidente dono di ubiquità del soggetto. Una faccenda in più o in meno, non gli cambia la vita. E’ abituato a ritmi che noi umani neanche possiamo immaginare. Basti dire che oltre a tutto il resto è marito e padre. Nel tempo libero (pare che ne abbia, non è una battuta) fa pure il maratoneta.

E’ piena la vita del rottamatore rottamato.

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