QUALE FUTURO PUO’ AVERE IL BAMBINO CHE HA AMMAZZATO LA MADRE

Quando avvengono fatti di cronaca tragici come quello di Rovigo, in particolare se coinvolgono giovani, si è soliti dire che vi sono due vite spezzate, quella della vittima e quella di chi ha commesso il reato.

Impossibile pensare che non sia davvero così nella drammatica vicenda della donna, di 31 anni, di origine marocchina, trovata morta nella sua abitazione, in un paese del Polesine. Il marito si trovava al lavoro, in casa la donna era sola con i figli di 10 e 8 anni, non vi sono segni di effrazione. Inizialmente si era pensato ad un malore, poi ad un incidente domestico. Ma, a provocare la morte della donna, è stato un proiettile rinvenuto nel suo cranio, sparato non da una distanza ravvicinata.

E’ emersa così quella che ad oggi appare una fatale verità: il colpo è stato sparato dal bambino di 8 anni. Resta da accertare come abbia fatto a maneggiare una pistola carica, presumibilmente di proprietà di un vicino, proprietario dell’abitazione dove la famiglia vive, a cui sono stati sequestrati dei fucili da caccia. Da quanto si apprende, non vi era nel bambino nessuna volontà aggressiva nei confronti della madre: forse, stava giocando e non si sarà nemmeno reso completamente conto di ciò che stava facendo.

Episodi del genere riportano alla mente vicende mitologiche antiche, eppure sono drammaticamente attuali.

Morire a 31 anni è un’ingiustizia assoluta, ma temo che anche la vita del figlio sia distrutta. Ovviamente non conosciamo null’altro di questa vicenda specifica, ma immagino serviranno anni di paziente e competente lavoro per aiutare questo bambino, che un giorno sarà adolescente e poi uomo, a convivere con il peso della responsabilità di una vicenda così assurda e tragica. Spero che abbia la fortuna di trovare persone capaci di donargli le parole giuste per affrontare il suo personale dramma. Per lui sono morte la gioia e l’innocenza dell’infanzia. Vuoti che sarà difficile colmare, strada facendo.

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