RENZI MONETIZZA, MA IN (BEN) NUTRITA COMPAGNIA

Risulta che Renzi Matteo, senatore della repubblica, svetti al primo posto per i guadagni tra tutti i parlamentari. La cifra dichiarata è di 3,217 milioni con un incremento di 600 mila euro rispetto all’annata precedente.

L’insegna del partito di riferimento, Italia Viva, potrebbe spiegare la notizia che in verità significa che l’ex premier ha saputo mettere a reddito i viaggi in Medio Oriente, come consulente, opinionista, esperto di politica, speaker.

Per l’appunto, venendo via dai qualunquismi e populismi sulla ricchezza di politici e politicanti, sarebbe stato e ancora sarebbe opportuno per il Renzi almeno risciacquare, dopo l’Arno, la sua conoscenza della lingua inglese anche nel Tamigi. Perché è sconcio sentirlo parlare nell’idioma di Shakespeare, roba che, a confronto, Alberto Sordi nel doppiaggio di Oliver Hardy sembra Laurence Olivier.

In verità la lista dei contribuenti con seggio a Roma conferma l’opinione che a forza di parlare dei problemi del Paese si finisce per occuparsi soprattutto dei propri, perché come diceva un vecchio saggio “basta con ‘ste bustarelle, bustarelle su, bustarelle a destra, bustarelle a sinistra. Me li dia sciolti!”.

Nulla è cambiato, al di là dell’ironia, la politica è un convoglio di lusso per completare carriere anonime, illustrare figure di margine, oltrepassando le parole profetiche di Andy Warhol, “nel futuro tutti saranno famosi in tutto il mondo per quindici minuti”, non semplici minuti ma ore, giorni, settimane, mesi e legislature.

Renzi ha fatto quello che altri colleghi suoi hanno portato a casa e a cassa, da Clinton a Blair, ad esempio, cioè conclusi i mandati istituzionali, se la spassano in ogni dove, parlando del nulla in cambio del moltissimo. La carta di credito parlamentare ha validità mondiale, viene esibita con la faccia che tutti conosciamo, la colpa non è loro ma di noi accattoni.

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