REGALARE UN DOMANI A MUSTAFA

Erano solo figure eteree di una foto speciale, padre e figlio distrutti dalla guerra e dal destino. Un istante di vita fissato in un’istantanea, con tutta la forza che solo la fotografia riesce ancora a sprigionare: il papà Munzir che alza in cielo il piccolo Mustafa, due braccia e una gamba in tutto, ma due sorrisi nonostante tutto, contro tutto, sopra tutto.

L’immagine del fotografo turco Mehmet Aslan ha vinto il premio SIPA 2021, “Siena International Photo Awards”. Tra i mille significati che ciascuno può trovarci, domina la forza mostruosa della vita, che comunque riesce ancora a infilarsi in questo sfacelo fisico e a smuovere barlumi di speranza. A spiegarlo è lo stesso Mustafa, il piccolo senza braccia e senza gambe, rintracciato con il suo papà da “Repubblica” per un’intervista via computer: “Sogno di camminare e un giorno di andare anche a scuola”.

Lui sogna esattamente quello che milioni di suoi coetanei fanno ogni giorno in tutto il mondo, in modo più o meno entusiasta, o più o meno annoiato. Ma non è il caso di stupirsi ogni volta di questo contrasto: per quanto possa farci rabbia, è la sofferenza che dà valore alle cose, che restituisce un valore inestimabile alla semplice normalità, ce lo insegnano da millenni gli antichi migliori.

Per alleviare un po’ della sofferenza di Mustafa, per alimentare un po’ la sua speranza, la foto è diventata da pochi giorni il manifesto di un’azione pratica. In questo caso non ci sono gilet gialli, non ci sono cartelli complottisti, non ci sono mascherate pro o contro qualcosa: c’è una sottoscrizione dove tutti possono convogliare la propria sensibilità, passando dalla compassione alla soluzione, dal ciglio umido all’atto pratico.

Inutile impiegare tante parole: l’obiettivo della raccolta fondi (https://www.gofundme.com/f/can-a-photo-make-a-difference ) è restituire un futuro quanto meno dignitoso a Mustafa. Almeno un sogno, visto che lui, così piccolo, riesce ancora a coltivarlo. Per chi ancora non abbia approfondito i dettagli della vicenda, la storia che sta dietro la foto è molto chiara e risaputa ormai, non c’è trucco e non c’è inganno: Munzir ha perso la gamba destra per una bomba caduta mentre stava passeggiando in un bazar di Idlib, in Siria, mentre suo figlio Mustafa è nato senza gli arti inferiori e superiori a seguito della tetramelia, una malformazione causata dai farmaci che la sua mamma Zeynep ha dovuto prendere quand’era incinta, per aver respirato il gas nervino della guerra siriana. Mustafa avrà bisogno in futuro di protesi elettroniche che, purtroppo, al momento, non sono ancora disponibili dalle sue parti.

C’è davvero tutto per fare una mossa. Bisogna superare i freni e le diffidenze che nascono inevitabilmente in questi casi, chissà quanta gente ha già dato, al mondo non c’è solo Mustafa, non è possibile aiutare tutti, magari c’è qualcuno che ci mangia sopra. Una foto ci ha aperto gli occhi su un caso estremo, non è male neppure lasciarsi prendere dall’istinto e dall’emozione, senza tanti ragionamenti e senza tante diffidenze, provando il semplice gusto di offrire un’opportunità a chi soffre davvero. Tutti abbiamo i nostri buoni motivi per soffrire, ogni giorno, ovunque: Mustafa un po’ di più. Troviamo il coraggio di dargli una mano, perchè lui ancora non ne ha una.

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