REDDITO DI MALAVITA

Uno, a volte, si domanda come sia possibile che, in Italia, nascano tanti grandi scrittori, tanta gente di teatro, tante belle menti. Io dico che è l’Italia stessa, con i suoi formidabili paradossi, con le sue realtà che sembrano più incredibili di un racconto fantastico, a generare questa meravigliosa vena narrativa e teatrale: è l’incredibile quotidiano italiano a plasmare i Trilussa o i Pirandello.

Prendiamo il reddito di cittadinanza: argomento serissimo e autentico discrimine tra i paesi incivili, in cui un povero viene abbandonato, e i paesi civili, in cui, viceversa, viene aiutato. Ebbene, il reddito di cittadinanza, qui da noi, è subito diventato una farsa: un avanspettacolo col fischio e la mossa. Inevitabilmente, anche una faccenda penale, con tanto di inchieste a getto continuo, vedi l’ultima infornata in arrivo dalla Puglia, sotto il titolo “Veritas”, copyright Guardia di Finanza, 109 gli indagati.

Siamo alla tragica farsa non perché i poveri non ci siano, intendiamoci: quelli, purtroppo, ci sono, e la loro desolazione ci stringe il cuore. Ma perché, per come è stato concepito e messo in atto, questo sistema di aiuto ai meno abbienti e ai disoccupati si è rivelato una patacca colossale. Infatti, stando ai Carabinieri, in cinque mesi sono state scoperte quasi 5.000 posizioni irregolari, il 12% del totale, ovvero furbacchioni che intascavano il mensile senza averne punto diritto. E quanto ai disoccupati, invece di combatterla, questo reddito malpensato, la disoccupazione la incentiva: disoccupazione retribuita. Infatti, uno che percepisca l’assegno mensile, dovrebbe essere scemo per cercarsi un lavoro, faticoso, stressante e, spesso, meno redditizio del suo dolce far niente.

E, nel campionario degli imbroglioni, c’è un po’ di tutto: lo straniero che dichiara di avere moglie e figli in Italia, mentre l’allegra famigliola intasca il reddito dal proprio paese d’origine; il casertano che la famiglia se l’è inventata di sana pianta; l’avellinese che gira in Ferrari e possiede case e terreni; il camorrista conclamato; la signora con 27 automobili; il leccese in galera ma con lo yacht. Insomma, non ci facciamo mancare nulla: delinquenti e immigrati, rentiers e speculatori. Venghino siori, venghino!

Va sottolineato anche il dato secondo cui, in questo circo Barnum della truffa ai danni dello Stato, il nostro Mezzogiorno, come al solito, si distingue. Non solo il numero dei percettori dell’assegno statale è di gran lunga superiore che al Nord, e questo può essere giustificato dal maggior numero di disoccupati, ma è ancora più macroscopico il divario fra il numero delle frodi: pare che i gabbamondo siano tutti residenti da Roma in giù.

Insomma, mi sembra di poter dire che, questo reddito di cittadinanza, per molti nostri compatrioti meridionali si è trasformato in una bazza. E, se permettete, anche in una discreta presa per i fondelli nei confronti di chi lavora come un fesso per far quadrare il pranzo con la cena. Al Nord e soprattutto al Sud.

D’altronde, questo sistema è concepito per non funzionare: il suo vero scopo non è, evidentemente, quello di sanare alcune ingiustizie sociali, di dare una speranza a chi non ha lavoro, di eliminare le sacche di povertà. Serve solo a garantire il solito consenso politico a chi distribuisce denari a pioggia, comprandosi letteralmente il voto della gente, dei garantiti, dei foraggiati. E, in questo, i politici di oggi non sono diversi dai democristiani della Napoli d’antan: quelli delle scarpe distribuite una alla volta, prima e dopo il voto, e degli spaghetti elettorali.

D’altronde, basterebbe rileggersi De Roberto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *