L’AGGHIACCIANTE ALBERGO A 5 STELLE PER CANI

Il “Corriere” l’ha proposto come simpatico articolo di colore, genere amena lettura di Ferragosto. Il che, addirittura, rende ancora più agghiacciante la questione, perchè di fatto viene considerata normale, tuttalpiù un po’ eccentrica, comunque molto carina e curiosa. Come no. In questo Occidente opulento e declinante, dove l’unico vero problema dell’esistenza è battere la noia, risulta ormai assodato che d’estate i cani vadano ad alloggiare in alberghi stellari e stellati, aspettando come pascià il ritorno dei padroni in viaggio, padroni però talmente schiacciati dal senso di colpa del distacco da spendere cifre folli e apparecchiare comodità allucinanti per la bestia. Sì, confermo, il cane resta a pieno titolo una bestia, sia detto senza il minimo disprezzo e senza alcuna cattiveria.

Naturalmente non starò qui a esibire subito le mie credenziali di appassionato d’animali per potermi esprimere, ormai premessa doverosa per evitare l’aggressione rognosa dei nuovi padroni, per la serie chi parla così non ama gli animali. Lo dico apertamente, amo gli animali eppure parlo così: trattare i cani meglio degli umani, meglio degli immigrati, come no, ma anche della servitù filippina, della badante ucraina, del portinaio con la licenza elementare, del deliveroo che porta la pizza, del postino, del carrozziere, del prete, del professore dei figli, eccetera eccetera, trattare con tanto sentimento il pechinese Dagoberto e al massimo con spirito di sopportazione il resto dell’umanità resta abominevole. E peccato che questo fenomeno sia sempre più tipico dei nostri tempi, delle nostre città, della nostra vita.

Ormai la gente è più preoccupata di trovare una bella sistemazione al levriero di casa che alla nonna 90enne, per il primo è uno strazio spirituale, per la seconda è solo una seccatura atomica.

Un estratto del reportage, per intenderci tutti meglio sul tema: “Le piace Brahms? Altroché. Bibi l’adora, specie la mattina. Filodiffusa in frequenza 432 hertz. Allora sì che la piccola bulldog francese si rilassa e s’accuccia. Nell’albergo boutique, pavimenti bianchissimi e inserti di parquet fra le architravi a mattone vivo, la Sonata in fa maggiore vola sui sofà, riempie l’aria termoregolata, sfiora le pareti green a vernice catalitica, i salottini divisi dalle pareti di cristallo, vibra leggera tra le foglie degli spatifilli mangiaveleni… Dopo che il filippino in divisa antibatterica trattata a ioni d’argento ha rassettato camere e suite, da 35 a 300 euro a notte, Bibi può scegliere fra una passeggiata per Porta Romana, uno spuntino a base di cibi naturali («a richiesta, c’è anche lo chef che fa il delivery: mix di pollo e fegatini su letto d’orzo perlato, carote lesse e zucca gialla»), il tutto in ciotole di maiolica placcate oro 24 carati («evitano le infezioni»). Oppure può adagiarsi sui divani ipoallergenici e godersi un cartone animato su schermo Uhd, appositamente riservato. Nessun odore, poco rumore, pareti insonorizzate. In caso di nostalgia del padrone, ecco la webcam h24 che permette di vedere e d’essere visti, «Bibina quanto mi manchi, ancora una settimana e vengo a prenderti!…»”.

L’ha detto il Papa, non io: “Ormai la gente preferisce avere un cane che un figlio”. Magari per molti non sono alternative che si escludono, ma è certo che per molti il cane sia più del figlio motivo di gratificazione, di affermazione sociale, di estasi sentimentale. Forse anche perchè ai cani è più facile imporre i propri disegni, coi figli è più faticoso. E comunque, certe emozioni provate per gli animali, moltissimi non le provano più per un essere umano, fosse pure la migliore della fidanzate. Dall’umanità siamo passati all’animalità. Dall’umanesimo all’animalesimo.

E’ evidente: stiamo andando un bel po’ oltre il limite del logico e del sensato. L’armonia del creato? Quella nuova sostituisce la vecchia: una volta il cane doveva adattarsi ai ritmi, agli stili, alle esigenze e agli impegni dei padroni, adesso sono i padroni che si adattano a quelli del cane. Ne sono subordinati.

Mi diranno in tanti, cosa ci vuoi fare, ormai è così. E’ la nuova normalità. Ma non mi convince. Non lo sento normale, continuo a considerarlo folle. Almeno quanto legare il cane all’autogrill e andarsene tranquilli in Salento. Questo è crudele nei confronti della bestia, ma l’albergo cinque stelle è crudele nei confronti degli uomini, di quelli che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. E’ un nuovo cinismo, riverniciato di mondanità radical-chic e di malinteso senso dell’animalismo, bel mondo e bella vita trasferiti sugli animali, senza nemmeno chiederci se davvero vogliano essere trattati così, come principini smidollati e viziosi. E’ ora di sostituire le targhette ai cancelli: via “Attenti al cane”, più realistico “Attenti al padrone”.

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