Non trattasi di un problema di aritmetica da quinta elementare. Risulta da scontrino emesso del Bar Pace, via Statale Regina 51, Gera Lario.
Il documento risale al giugno scorso ed è stato postato dal cliente stranito, escludo che abbiano pagato a metà il conto totale di euro 15 e centesimi 70, comprensivi di Coca Cola, euro 3, centesimi 50, Acqua Gasata, euro 1, centesimi 50, caffè espresso euro 1, centesimi 50 (ho voluto separare anche io, per aumentare la fatica). Perché la titolare del locale, Cristina Biacchi, così ha spiegato, pure convinta: “Non era un semplice toast, c’erano all’interno anche delle patate fritte. Per tagliarlo in due abbiamo impiegato del tempo. E il lavoro si paga. Abbiamo usato anche un secondo piattino”.
La Biacchi se l’è presa perché il cliente non ha fatto un plissè; non si è lamentato, non ha chiesto spiegazioni, non ha alzato la voce come si usa ormai nei peggiori bar, non soltanto a Caracas, invece ha versato il dovuto e se l’é squagliata, vendicandosi su facebook.
No, non si fa così, un po’ di buona educazione, suvvia, bisogna rispettare il lavoro altrui, mica snobbare l’impegno della Cristina e del suo consorte, muniti di coltello, chinati sul toast a segare il pane grigliato, stando bene attenti a non frantumare, intendo le patatine.
Così si acchiappano i turisti ed avventori; sul ramo del lago, Gera Lario ha uno stemma araldico e un gonfalone entrambi troncati, cioé divisi in due, pure quelli. Presumo che l’artista facitore dei simboli cittadini abbia presentato il conto con supplemento. Tipo toast.