QUEL SAPERE CHE NON HA ETA’

di GHERARDO MAGRI – “Ciao Allan, come te la stai passando lassù? Ti disturbo per chiederti se hai saputo che mi sono laureato il 29 luglio di quest’anno a novantasette anni, a Palermo, in storia e filosofia. Sei sempre stato il mio riferimento con quel tuo record che, ammetto solo adesso, non mi andava proprio giù. Ne volevo parlare un po’ con te, ti va?”.

“Certo Giuseppe. Sai, lo immaginavo che prima o poi sarebbe arrivato qualcuno a insidiare il titolo e … da dove mi trovo da due anni a questa parte … riesco a vedere più lontano! Sono contento e per niente geloso. Però ti ricordo che mi hai solo eguagliato, anzi “quasi” perché per essere precisi io avevo già compiuto i 97, tu ancora no, perciò per una manciata di mesi sono ancora avanti io. Dettagli trascurabili, comunque. Se mi vuoi battere davvero, adesso devi andare avanti e conseguire la laurea magistrale, così avrai compiuto almeno novantanove o cent’anni e potrai allora fregiarti del prestigioso riconoscimento di laureato più vecchio del mondo!”.

“Hai ragione Allan, ma qui in Italia mi hanno festeggiato in largo e in lungo, mi hanno intervistato le televisioni nazionali e sono diventato famoso. Mi sento un po’ frastornato e mi voglio godere il momento, ma ti giuro che mi impegnerò a proseguire. Raccontami della tua esperienza in Australia”.

”Sì, per me è stato diverso, sono sempre stato abituato a studiare. La mia prima laurea da dentista l’ho presa a soli ventun anni, poi la seconda di specializzazione di lì a qualche anno, ma per non perdere la lucidità mi sono messo a studiare legge e nel 2006, a novantun anni, ecco la terza laurea. Record. Ed infine, il quarto titolo accademico in Scienze Cliniche. Mi sono allenato molto, come hai visto! E tu, Giuseppe?”.

“Storia molta diversa la mia, caro Allan, io ho iniziato a lavorare a sette anni e non ho praticamente mai smesso, ma il pallino degli studi l’ho sempre avuto. Così, con i pochi soldi che giravano per casa, mi compravo i libri e mi sono appassionato sempre di più allo studio. Mi sono diplomato a trentun anni. Una vita passata tra duro lavoro e libri da leggere, poche altre distrazioni. Fino ad arrivare a pochi giorni fa, con una laurea a pieni voti. Nel mio caso è stata una questione di orgoglio e di passione, mi sono fatto da solo, come diciamo noi italiani”.

“Vero, ti ammiro molto per questo, le nostre storie sono molto diverse ma abbiamo una cosa in comune: la curiosità, la voglia di sapere e il senso della sfida. Sono sicuro che sia la mia sia la tua vita sono state piene, fortunate e senza rimpianti. Studiare è stato il nostro segreto per tenerci vivi e vigili. Io ho campato bene fino a centrotrè anni, ti auguro di battermi anche in questo, caro Giuseppe”.

”Grazie, lo terrò presente e tenterò di superare questi record anche per te, te lo prometto. Ne riparleremo più avanti. E magari, molto più avanti, ci ritroveremo per leggere e capire qualcosa insieme. Anzi, a quel punto credo che capiremo finalmente tutto”.

Dialogo immaginario tra Giuseppe Paternò, il laureato palermitano più anziano d’Italia, e Allan Stewart, australiano plurilaureato (passato a miglior vita nel 2018), ancora imbattuto, per pochi mesi.

 

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