QUEL GENIO DEL TRAPPER

Noi conoscevamo i delinquenti, i delinquentelli, i furfanti, poi i criminali in genere e i mafiosi e tutto quel mondo lì. Un bel fardello, ma dall’alba del mondo a oggi abbiamo imparato che la via diritta qualcuno prima o poi la smarrisce.

Da qualche anno però ci è toccato aggiungere una sottomarca, un ritrovato di scarto della mala vita, che definire un intralcio è dire poco, pure per i malviventi, non fosse che se uno inciampa sull’intralcio a volte si può far male sul serio.

La sottomarca è il trapper facinoroso, quello che siccome non gli basta rompere l’anima e i timpani con la sua musica, non inascoltabile ma semplicemente pessima, deve anche mostrarci che è un duro. Coltello in una mano e social nell’altra, deve provocare, aggredire, farci vedere chi comanda, chi è il caporione e tutti gli altri zitti. Il bersaglio è un omologo trapper, un rivale della mutua insomma, perché il facinoroso ha ambizioni da gangster e non ce ne possono essere due nel circondario, oppure rigorosamente uno più debole, uno che possiamo stare certi non ha la forza di reagire, anche perché spesso preso alle spalle.

La vita è stata crudele, l’infanzia difficile, l’adolescenza sulla strada e questo è il riscatto figlio di una retorica che al pari della loro musica ha rotto l’anima. La vita è stata crudele e allora adesso comando io.

Elia Baby da Roma è uno dei parti mononeuronali di questa sottocultura e sia detto con tutto il rispetto per quel di straordinario che le sottoculture hanno prodotto. Elia Baby lo scorso agosto ha accoltellato su una spiaggia di Olbia Francesco Piu, 35 anni, che con lui non aveva nulla a che fare, ma stando alla ricostruzione dei fatti stava in mezzo a una accesa discussione con altre persone.

Da allora Francesco Piu si muove sulla sedia a rotelle e speriamo non per sempre, nel frattempo il giudice ha rifilato dieci anni all’intrepido trapper per tentato omicidio.

Come gli altri, ma più degli altri, Elia Baby se ne frega. Non pentito e anzi spocchioso come mai, quella spocchia da palcoscenico che deriva anche dalla consapevolezza di avere quattro mentecatti che ti seguono, ti ascoltano e pure ti prendono come modello, Elia Baby dispensa la sua di sentenza: “io ho preso dieci anni e rido, te piangi”. Questo il tenore medio delle sue dichiarazioni in merito.

Tempo prima aveva detto: “ti aspetto con ansia Jeeg Robot, metti le gomme da pioggia“, parole sempre rivolte alla vittima, a quella mezza calzetta di Francesco Piu. Vividi segnali di ravvedimento insomma, la propria giurisdizione, la propria morale, la propria giustizia.

Ma noi cosa ce ne facciamo di simili prodotti di scarto, per giunta cloni degli altrettanto imbecilli equivalenti gangsta rapper americani, siamo sicuri che dobbiamo a tutti i costi impegnare energia e fegato nel recupero?

E se invece mettessimo in piedi un bel recinto dove chiuderli e dove se la vedano un po’ tra loro? in fondo non gli dispiacerebbe credo, alla fine ne resterebbe solo uno e sarebbe il re del recinto, se credono glielo facciamo anche a immagine e somiglianza del Colosseo. Potremmo anche affiggere un bel cartello con la scritta ‘hic sunt *****ones’

Ma niente, ne riparliamo tra dieci anni, sempre che li faccia dieci anni. Proviamoci con questa rieducazione, con questa riabilitazione della mente e dell’anima. Vediamo se riusciamo almeno a mettere un neurone in più in quella testa.

Sperando non sia un clone di quello che già c’era.

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