QUEL DOC SENZA MEMORIA, MA PURE SENZA VOCE

di ELEONORA BALLISTA – È giunta (faticosamente, causa Covid) a conclusione la prima serie di “Doc, nelle tue mani”, medical drama dagli ascolti record (è la serie tv più vista degli ultimi 13 anni), ispirata alla vera storia di Pierdante Piccioni, primario del pronto soccorso di Codogno che nel 2013 perse la memoria dopo un incidente stradale. E visto il successo è già in programma una seconda stagione.

Bene, speriamo solo che migliori l’audio. Perché questo Dr. House di casa nostra è sì una bella fiction, ma sarebbe più bella se si capisse un po’ meglio cosa dicono gli attori. Io l’ho seguita fin dalla prima puntata e avevo quasi il dubbio di avere il televisore difettoso o di essere improvvisamente assalita dalla sordità. Niente di tutto ciò: l’audio di questa produzione è scadente e il web, come sempre impietoso attraverso i social, non lesina le critiche. Ma come mai? È un problema tecnico o sono gli attori che non sanno più recitare nel modo corretto?

Una risposta potrebbe venire da un’altra trasmissione, nuova, “Voice Anatomy”, programma interessante, condotto da Pino Insegno in onda il martedì su Rai 2, ma in un orario talmente poco potabile, le 23.55, che per fortuna c’è RaiPlay per recuperare il giorno dopo.

Nella prima puntata ospiti di grido: da Francesco Pannofino, la voce di George Clooney, al Gladiatore Luca Ward. E sono proprio loro a spiegare quanto importante sia la dizione per un attore, per chi fa cinema, teatro, certo, ma anche per chiunque abbia a che fare col pubblico per lavoro o per piacere. Durante il programma offrono pure qualche trucco da mettere subito in pratica nella vita quotidiana.

Proprio Insegno, a sua volta attore e doppiatore, segnala la difficoltà di comprensione di certe produzioni tv. Intendiamoci, non cita espressamente Doc (non potrebbe, è sempre una produzione Rai, per giunta di grande successo), ma sono sicura che chi, come me, ha rilevato i problemi di comprensione guardando la fiction dei dottori, non ha potuto non fare subito un parallelismo sentendo le parole del conduttore della notte.

In più mi piace sottolineare una nuova tendenza: le voci dei personaggi di film e serie tv intercettano l’interesse dei più giovani, che conoscono la biografia dei principali doppiatori al pari di quella dei loro idoli. Un esempio su tutti: Flavio Aquilone, classe 1990, che è il doppiatore di Zac Efron e anche, fra gli altri, di Tom Felton, il Draco Malfoy dell’intera saga di Harry Potter: Aquilone è riconosciuto, senza incertezze, al primo proferir di battuta, indipendentemente dal personaggio a cui sta dando voce.

L’Italia ha una tradizione di doppiaggio che non ha eguali nel mondo. E nel 2017 è uscito anche un volume celebrativo in proposito, grazie al lavoro di tre autori ( Massimo Veronese, Maurizio Pittiglio e Simonetta Caminiti), dal titolo “Senti chi parla, le 101 frasi più famose del cinema e chi le ha dette veramente”, uno scrigno pieno di curiosità che annovera tutti i nostri grandi nomi del doppiaggio. Un libro, anche fotografico, da aprire a caso, foss’anche solo per coglierne qualche frammento che, questo è certo, non mancherà di sorprendere.

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