QUEI POVERI TIGGI’ RIDOTTI A SERVILE GIRO DELLE SETTE CHIESE

Fischio d’inizio ore 20, parte la sigla, Tiggì 1. Titoli, riassunto della giornata. Si va alla polpa, dunque prima notizia: i vaccini. Ma va? Parole di virologi, ci sta, interviene il ministro della salute, ci ristà, poi arriva la parata, facce di partito e simili, ecco l’uomo di giornata del piddì, quindi, a seguire, il o la sodale del M5S, spunta il portavoce di Forza Italia, appare il legaiolo, a ruota il fratello d’Italia, a chiudere quello del Leu, tutte le sere, all’ora del riso in brodo o spaghetto al pomodoro, roba da ricorrere immediatamente all’antiacido.

Un momento di pausa, silenzio, palla al Vaticano, che cosa avrà mai detto oggi il pontefice? Ascoltiamo e poi andiamo in pace.

Il copione è questo, senza mai, dico mai, una variante, non quella del Covid, ma del giornalismo puro e duro, sul pezzo, in strada e non davanti al Parlamento come zerbini stesi dinanzi al passaggio delle comparse che, sui libri di storia, non saranno nemmeno note a margine o asterischi a piè pagina, ma il nulla, dimenticati, scomparsi, dispersi.

Come diceva Warhol, ognuno sarà famoso nel mondo per quindici minuti. Momenti di boria.

Un pensiero su “QUEI POVERI TIGGI’ RIDOTTI A SERVILE GIRO DELLE SETTE CHIESE

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *