QUEI DUE LADRI CHE ISPIRANO TENEREZZA

Ho letto in questi giorni le vicende un po’ anomale di due ladri nostrani. Mi ha colpito il fatto che, sebbene si tratti senz’altro di truffatori, mi abbiano ispirato innanzitutto tenerezza. E, vista la mia componente moralista, ciò mi ha stupito.

A Bologna la Squadra mobile, seguendo le tracce di piccoli ricettatori, ha scoperto, a casa di un insospettabile pensionato di 70 anni, incensurato, un autentico tesoro di ben 100.000 oggetti, alcuni di buon valore, altri meno, frutto di un gran numero di furti avvenuti negli anni scorsi, valore stimato intorno ai sei milioni. L’uomo nascondeva in ogni parte della villa gioielli, orologi, penne, argenteria, ma anche collezioni di fossili e di farfalle, divise militari e tutto ciò che è collezionabile. E’ stato arrestato, ma pare accertato che avesse arraffato tutta questa roba solo per il suo bisogno seriale di accumulo. Mi sono chiesto se la moglie, che non poteva non sapere, vada considerata una complice o una vittima della mania del coniuge.

Ancora più originale la seconda vicenda, di cui è protagonista un giovane umbro, di buona famiglia, con un discreto lavoro a Londra nel campo dell’editoria. E’ stato arrestato negli Stati Uniti perché si è fatto recapitare migliaia di manoscritti di libri da case editrici di mezzo mondo, utilizzando centinaia di indirizzi mail falsi, confondibili con quelli di personaggi reali. Pare che il suo difensore stia patteggiando con la procura di New York una pena di diciotto mesi di carcere e una forte multa. Anche qui, il ladro non era spinto da un bisogno economico, non ha ricattato nessuno, ma era guidato dal desiderio di leggere prima di tutti i testi di libri non ancora pubblicati. E’ ora possibile che il ladro di libri diventi lui stesso protagonista di un romanzo e poi di un film.

Si tratta di ladri, certamente hanno compiuto azioni disoneste, ma come non pensare che le loro vite siano state guidate e rovinate da ossessioni e compulsioni incontrollate. Strane forme di dipendenza che, dopo un momento di gioia per il possesso di un nuovo oggetto, ti fanno ripiombare nella gabbia della ripetizione coercitiva dell’azione.

Cosa dire? Maestro Sigmund, aiutaci tu. Oppure, ancor meglio, per comprendere tutto ciò, posso ricorrere alla lingua napoletana, che afferma come “a’ capa è na’ sfoglia e cipolla” (ovvero, la mente umana è fragile e volubile, che si altera facilmente come una cipolla, strato dopo strato).

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