QUALCUNO SPIEGHI A SALVINI COSA SONO LE LIBERE ELEZIONI

Partiamo dai fondamentali: parlare di “libere elezioni” è ridondante, perché, se non sono libere, non sono neppure elezioni. Qualora manchi la libertà nell’espressione del voto, si tratterà di coercizione, di broglio, di presa in giro, ma non mai di elezioni. Va da sé che, se manca il presupposto del libero esercizio del diritto di voto, non si possa neppure parlare di espressione della volontà popolare, sibbene di un belato all’unisono di un gregge, retto con mano più o meno ferma da un pastore. Ed è l’opinione del pastore che prevale: quella del gregge non conta nulla. Tutto sta a decidere quale sia il livello di coercizione, perché un voto si debba ritenere credibile o meno: ci sono tanti modi di pilotare un’elezione.

Si può vincere cancellando la propaganda dell’opposizione oppure terrorizzando l’elettorato: si vince col manganello e l’olio di ricino e si vince con lo spionaggio elettronico. Insomma, non tutte le elezioni sono uguali, come non sono uguali i sistemi per taroccarle. Credevo che un concetto del genere fosse alla base di qualunque ragionamento sulla democrazia elettiva e che, commentando un dato elettorale, se ne tenesse sempre conto.

Invece, evidentemente, perfino i fondamentali sfuggono a quel raffinato politologo di Salvini, che, commentando le elezioni russe, le ha archiviate con un lapidario: il popolo ha votato. Bellissima scoperta, che andrebbe a fare il paio con la rotondità della terra o con la prerogativa dell’acqua di bollire a cento gradi, se non fosse che il popolo, in questo caso, non ha votato per niente. O, meglio, non è il popolo che ha votato, sibbene la plebe: intesa, absit iniuria verbis, come la folla acefala, che non è in grado di agire sotto la guida del libero arbitrio. Perché, vuoi per intimidazione, vuoi per indottrinamento, vuoi per mille altri meccanismi manipolatori, definire popolo quello che si espresso nelle recentissime elezioni russe è un ossimoro mastodontico. Ha votato la paura, ha votato l’ignoranza, ha votato la longa manus del potere: ma, certamente, non ha votato il popolo.

Ora, io non so che idea possieda Salvini, circa il concetto di popolo, ma, così a occhio, temo che lo consideri poco più che un dato statistico: la sua desolante mancanza di una filosofia guida me lo fa immaginare incapace di analisi che vadano oltre il semplice meccanismo: promessa, voti, governo-promessa mancata, niente voti, niente governo. Non dico di preferire le inconsistenti elucubrazioni della Schlein: questo no. Però, diamine, da un ministro, da un vicepresidente, davvero ci dobbiamo aspettare considerazioni alla Boskov: rigore è quando arbitro fischia?

Io non ho mai amato particolarmente Salvini, pur avendo votato Lega a più riprese: l’ho sempre considerato un inconsistente opportunista, senza uno straccio di visione che andasse più in là del venerdì sera. Ora, devo dire che il mio giudizio è perfino peggiore: di fronte a questioni che riguardano l’essenza stessa della libertà, propone aforismi da Papeete. La Lega scenderà, scenderà ancora, ve lo dico io: finchè sarà guidata da questo capopopolo che non sa cosa sia il popolo, non potrà che calare nei consensi. Eppure, non era difficile: autonomia e federalismo. Queste erano le idee originarie.

Invece, Salvini ha una sola priorità politica, assecondare quanti più elettori possibile: e, così facendo, non convince più nessuno. Forse, sogna un’elezione del tipo di quella russa: con la polizia che controlla cosa voti e gli oppositori imbottiti di polonio. Ma, per sua disgrazia, noi Italiani ci siamo già passati e abbiamo già dato: non funziona. Così, Salvini non potrà che prendere altre randellate elettorali: e non avrà nessuno con cui prendersela, perché stavolta il popolo avrà votato. Per davvero.

2 pensieri su “QUALCUNO SPIEGHI A SALVINI COSA SONO LE LIBERE ELEZIONI

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    Ha reso perfettamente la figura di Salvini, semmai è stato fin troppo elegante per i miei gusti quando si parla di certi personaggi, dunque nulla da aggiungere. Ciò che mi amareggia profondamente è che sono convinta dell’indottrinamento, dell’inconsapevolezza di un popolo enorme che nella storia, come noi, ha già passato il peggio del peggio con il totalitarismo. Non è solo paura. Questo mi angoscia, e sono sicura che non sia prerogativa socio-politica dei russi. Non basta aver già sperimentato, i meccanismi sono complessi e fanno leva su ciò che nell’uomo rimane sempre, immutato. Tante bisogni sopravvivono inalterati nonostante il vissuto. Questo deve farci riflettere sia per affrontare ciò che accade fuori dal nostro paese che dentro.

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