PURCHE’ LA MELONI NON RISVEGLI LA PARTE PEGGIORE DI NOI

Che poi alla fine, guardando bene, superando le eccitazioni del momento, non è tutto questo sconquasso. Certo, all’estero piace semplificare, qualcuno gode nel titolare Italia nazione di destra, italiani popolo di post-fascisti. Ma almeno noi, che conosciamo bene la questione, che la tocchiamo con mano, possiamo essere un po’ più sottili e analitici. E la conclusione vera è una sola: siamo sempre gli stessi. Cioè un Paese diviso esattamente a metà, come da tanto tempo ormai. E’ la solita mela spaccata in due, tra quello che è il centrodestra e quello che sarebbe il centrosinistra. A decidere il derby un fattore elementare: il centrodestra è riuscito a giocare compatto, il centrosinistra – secondo penosa tradizione interna – si è presentato a pezzi, uno di qua e uno di là, quando non smaccatamente contro, finendo per frantumare anche il suo risultato. Ma siccome, secondo gli insegnamenti di Totò, è sempre la somma che fa il totale, mettendo insieme i cocci si scopre come in definitiva pure stavolta chi sta a sinistra equivalga più o meno a chi sta a destra.

E fin qui la visione dall’alto, senza perderci nei singoli dettagli, delle elezioni 2022. Poi chiaramente dobbiamo chiederci che cosa davvero sia successo dentro questa confermatissima spaccatura in due del Paese. Risposta scontata: trionfo travolgente della Meloni. Come mai, perchè? Ne stiamo sentendo veramente di tutti i colori. Anche la storia idiota per cui saremmo tornati a essere un po’ fascisti. Ma per piacere. Dopo tutto, è molto più fondata e rispettabile quest’altra spiegazione, peraltro poco considerata dagli opinionisti scafati: di fatto – questa la spiegazione – si conferma la tendenza degli italiani a premiare comunque la moderazione. La Meloni moderata? Sì, la Meloni, nel campo del centrodestra, è risultata alla fine il polo veramente moderato dell’alleanza. Salvini è buono e caro (così dice la sua mamma), ma di sicuro nessuno riuscirebbe mai a definirlo moderato. Da trent’anni sta cercando di farci credere d’esserlo Berlusconi, ma poi alla resa dei fatti vediamo sempre che proprio non è il suo aggettivo, perchè nella vita come in politica suona sempre fuori dallo spartito, sopra le righe, comunque toni e acuti eccessivi, molto lontani dal pubblico felpato dei moderati, ultima la simpatica difesa del suo amico Putin.

La Meloni sì, la Meloni ha impartito ai suoi due alleati un’autentica lezione su cosa s’intenda per moderazione. Prima di tutto ha parlato poco. In secondo luogo non ha mai urlato. In terzo luogo non ha mai demonizzato gli avversari, con Letta anzi sembrava a un certo punto che potesse tranquillamente fidanzarsi. Infine, per concludere il lifting, ha cercato tutti i giorni di rassicurare tutti: Europa, Stati Uniti, mercati, pensionati, poteri forti, poveri in canna, belli e brutti, alti e bassi, magri e grassi. Un’operazione che a tanti di noi, magari non proprio di primo pelo, ha richiamato qualcosa di già visto e già sentito, come una venatura vagamente democristiana, magari non evidente a occhio nudo, ma nitida e inconfondibile in filigrana.

L’operazione, molto intelligente e molto scaltra, come s’è visto ha premiato. La Meloni si prende l’intero piatto, umilia gli avversari e mette a cuccia gli alleati. Vittoria senza se e senza ma.

Cosa possiamo adesso aspettarci noi italiani, tutti, non solo i suoi, da questa vittoria. In definitiva, un desiderio solo: che questo trionfo non venga preso, letto, utilizzato da una certa Italia per rimettere i piedi sul tavolo. Quale Italia? L’Italia che non ha perso mai, l’Italia che torna dentro da tutte le parti, appena fiuta l’aria giusta. L’Italia che sostanzialmente considera la libertà come la libertà di farsi gli affari suoi, la libertà di non rispettare o di interpretare a piacimento le regole, la libertà di prendere solo quello che conviene. Sì, l’Italia che ancora guida tenendo il telefonino all’orecchio, con una mano sola, sempre che pure quella non le serva per la sigaretta. L’Italia che paga la bustarella all’assessore, l’Italia degli assessori che chiedono la bustarella. L’Italia che butta i mozziconi dal finestrino. L’Italia che ruba i parcheggi ai disabili. L’Italia che porta a sporcare il pechinese nell’acqua in cui stanno nuotando i bambini. L’Italia che pretende scuole e ospedali perfetti, ma senza pagare le tasse. L’Italia che salta le code, l’Italia che scrocca a sbafo il reddito di cittadinanza, l’Italia che porta i soldi all’estero. Insomma quell’Italia lì, una certa Italia che conosciamo tutti. In altre parole, la parte peggiore di noi.

La Meloni, piaccia o non piaccia, non è questa Italia. Ma c’è un sacco di gente, qui, che magari nemmeno l’ha votata, perchè stava fuori in barca a godersi la vita, pronta a leggere questo trionfo a modo suo. Come un liberi tutti, finalmente, perchè davvero non se poteva più di quel mezzo salesiano di Draghi, lui e il suo religioso senso dello Stato.

Ogni vincitore onesto e leale merita complimenti e auguri. Li merita anche la Meloni. Certo. Purchè si guardi le spalle dalla parte peggiore di noi.

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