PIU’ FACILE IL CUBO DI RUBIK CHE IL NATALE

di GIORGIO GANDOLA – Mi autodenuncio, anticipo il pranzo di Natale con mia mamma domenica 20. Degenere ma legale (forse). Cinque giorni prima del dovuto, ma almeno non sarò costretto a imparare a memoria i cruciverba di Giuseppe Conte. Oltre che dal virus cinese siamo travolti dalla moltiplicazione delle regole, dall’ansia che quella appena varata venga sostituita domattina da un’altra di segno contrario, dall’improvviso senso di vuoto che ti procurano i numeri quando ti cadono addosso come grandine. Ormai siamo arrivati all’effetto slot machine: tre Covid allineati e vinci una zona rossa.

Questo accade nell’Italia che doveva «provare a salvare il Natale», ma che una settimana prima di mettere il Bambino Gesù nel presepe ha capito che non salverà neppure Capodanno.

Ricapitoliamo. Siamo tutti in zona gialla perchè ce lo dicono i 21 indicatori rigorosamente scientifici e rigorosamente guidati da un algoritmo democratico. Ventun parametri individuati e resi operativi dal Comitato tecnico scientifico e dall’Istituto superiore di Sanità, sigle che hanno indotto Conte a spiegare: «Da qui in poi le nostre decisioni dipendono dalla scienza, non più dalla politica».

Molto bene. Ma da qualche giorno palazzo Chigi ha fatto trapelare la notizia che deciderà aperture e chiusure attraverso il 22° indicatore: le fotografie dello shopping natalizio pubblicate dai giornali. E il 23º, quello più scientifico: il pianto di Angela Merkel mentre spiega ai suoi connazionali che anche la Germania è entrata nella top ten dei contagiati.

Siamo tornati alla piena emotività. Non sappiamo se sia meglio o peggio, gli algoritmi non ci illuminano e 650 (anche più, poche volte meno) morti al giorno non indicano un appiattimento della curva, se non quella della vita.

Qui nessuno è contro le norme, anzi ribadiamo che ci sembrano indispensabili per disciplinare la vita quotidiana senza correre (o far correre ai nostri cari) rischi sanitari. Ma un pizzico di logica sarebbe il benvenuto. Zone rosse light, arancioni intense, lockdown dolce, chiusure dal 23 al 27, riaperture per tre giorni fino al 30, solo «due congiunti non conviventi a tavola», il rischio dell’esodo dalle città il 21 sera, il coprifuoco dalle 22 alle 5 ma il giorno di Capodanno sarà fino alle 7.

Faccio la spesa per tre o per otto? L’assalto dei supermercati all’ultimo minuto è assicurato. Inseguiti dai Dcpm e dalle autocertificazioni perdiamo il controllo, dobbiamo compulsare un tomo alto come la Treccani per evitare multe. Ma non è finita perché i governatori hanno i loro distinguo. Zaia ha deciso che Conte sta perdendo tempo e si è portato avanti: Veneto chiuso da sabato dopo le 14. Chi deve uscire dal proprio comune lo deve fare prima, in caso contrario sarà sanzionato. In Lombardia, Fontana non intende seguirlo: «La situazione del Veneto adesso è peggiore, da noi no ad altre restrizioni».

L’emicrania incombe. Questa seconda ondata porta con sé il festival della sfumatura, il trionfo del cavillo. In tutta la sua drammatica angoscia era meno delirante la chiusura di marzo. Nessun auspicio, solo un riconoscimento alla semplicità del rigore. Questa è una babele italiana, quindi peggiore anche di quella cupa e slabbrata di Bruegel il Vecchio. Qui diventiamo vecchi noi a studiare le regole, a inserire le eccezioni, a dribblare le trappole, ad attendere le variazioni. Ed è matematico che qualcuno prenderà multe, per non farlo bisogna allenarsi a risolvere il cubo di Rubik.

In attesa dei prossimi 15 diktat in arrivo una conclusione possiamo trarla. Se il buongiorno si vede dal casino, siamo pronti al peggio per i vaccini. Questa non è che la prova generale. Il commissario Arcuri ha cominciato a marcare le nostre differenze con le altre terre emerse ordinando siringhe diverse da tutti gli altri. Germania, Francia, Inghilterra le vogliono standard (facilmente reperibili), noi invece con l’innesto a vite, più costose, praticamente coupé.

Per la distribuzione dentro i padiglioni a forma di girella con le primule sul tetto, le scuole di pensiero si accatastano, fanno mucchio. Qui c’è da scommettere che toccheremo l’apoteosi. Per primi saranno vaccinati i medici e gli infermieri? O gli ultrasessantenni perché sono i più a rischio? O si andrà in ordine alfabetico per non creare opacità democratiche? Nell’attesa l’Agenzia delle entrate ha proposto di convocare i cittadini in base al reddito. Così finalmente riuscirà a stanare qualche evasore fiscale. Forse.

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