PIANTEDOSI, E DILLO CHE AVETE FATTO UNA FESSERIA

Passano le ore, ma il ministro dell’Interno Piantedosi proprio non si schioda. Non riesce. L’ultima che ci ha fatto sapere è questa specie di rassicurazione, secondo la quale l’identificazione di cittadini non limita in alcun modo la libertà. Precisazione da regime tetro, excusatio non petita, in un  tempo di libera democrazia. Vorrei vedere che chiedere le generalità sia pure una mossa per limitare le libertà individuali.

Ma chiaramente siamo all’arrampicata sugli specchi. Piantedosi le sta inventando tutte, spiegazioni e chiarimenti, per non pronunciare l’unica frase elementare che andrebbe pronunciata: sorry, la Digos ha esagerato, effettivamente quello è un eccesso di zelo che dovevamo evitarci. Cosa che peraltro ha onestamente ammesso la stessa Questura di Milano: eccesso di zelo, per non dire altro, perchè altro una Questura non può permettersi. Però questo è e questo resta, a dir poco, schedare una dozzina di dolenti russi e italiani addolorati per la morte di Navalny, riuniti a Milano per portare due fiori alla memoria. L’abbiamo letto: tempestiva come una polizia dei tempi cupi, la Digos è prontamente intervenuta, fermi tutti e favorire documenti.

Diamine, il sentire comune del popolo italiano è palpabile, al netto di qualche inguaribile perversione salviniano o orsiniana: chiunque non può non provare un minimo di sorpresa, qui in Italia. E se ci spiegano che comunque l’intervento dimostra quanto sia capillare e attenta la vigilanza nel nostro Paese, in tema di sicurezza pubblica, nessuno di noi può evitarsi di pensare a quante volte non risultano analoghe identificazioni delle baby gang in giro a seminare terrore nei centri urbani, o di tanti ultras capaci da soli di rovinare gli spettacoli dello sport, o delle feroci ghigne che popolano i piazzali delle nostre stazioni…

Ministro, vogliamo dirla tutta, una volta per tutte? Quella scena di Milano è terribilmente odiosa. Niente di tragico, ma inevitabilmente evocatrice di altri climi e altri regimi, proprio di quel regime che ha fatto fuori senza pietà Navalny e prima di lui una lunga lista di Navalny. Regimi e luoghi che non tollerano il minimo dissenso, e che qui abbiamo replicato in sedicesimo con un controllo occhiuto e pignolo molto sgradevole. Niente di paragonabile, non si affatichi a spiegarcelo, ci mancherebbe altro. Però ugualmente penoso.

Dopo tutto, sa che le dico: quel banale episodio comunque potrà servirci a essere un pelo più consapevoli della fortuna che i nostri padri ci hanno consegnato, questo regalo impareggiabile chiamato libertà. Qui è ancora possibile deporre un fiore per i martiri della libertà, altrove la libertà è un crimine imperdonabile, pagato con la morte.

Detto questo, ministro Piantedosi, se lo lasci dire: noi gente ancora libera abbiamo certo bisogno di agenti che applichino la legge, ma più ancora che applichino un minimo sindacale di intelligenza applicando la legge. In definitiva, è questo che segna la vera e insormontabile differenza tra certi regimi e noi: l’ottusità cieca e crudele della legge truce in opposizione allo spirito alto e vitale della legge giusta.

Un pensiero su “PIANTEDOSI, E DILLO CHE AVETE FATTO UNA FESSERIA

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *