PERCHE’ IO FESTEGGIO LA SUPERLEGA

Ebbene sì, inizierò con l’incipit più odioso: “Io lo avevo detto”. Anzi, lo avevo sempre detto: da oggi chiunque potrà organizzare una qualsiasi competizione internazionale di calcio. In soldoni, la sentenza emessa dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha dato il via libera alla “Superlega”, esprimendosi sull’abuso di posizione dominante di FIFA e UEFA. Juventus e Real Madrid, grandi sostenitori della scissione dai due massimi organismi mondiali del pallone con numerosi alleati, potranno organizzarsi la loro manifestazione senza incorrere in alcuna sanzione.

Una sentenza storica, destinata a stravolgere questo sport. Ricorderete come la “SuperLeague” fu creata e abortita nel giro di una notte qualche tempo fa. Sulle sponsorizzazioni miliardarie e la scissione delle big incombevano le minacce dei parrucconi con sede in Svizzera, compresi alcuni dirigenti (come qualche giorno fa Rummenigge del Bayern Monaco che si era scagliato contro Andrea Agnelli: “Con il suo progetto della Superlega ha perso tutto, anche l’immagine”), spaventati dal fatto che il loro monopolio potesse essere incrinato. Il progetto era quello di un trofeo a invito riservato ai tradizionali grandi club europei, con l’annessione periodica di qualche altro club per meriti sportivi. Quest’ultima faccenda era quella eticamente più discutibile: i meriti storici che sostituivano quelli sportivi.

Si dà il caso, però, che sia stata la UEFA a cancellare l’uno e l’altro, creando negli ultimi lustri (di fatto) la sua personalissima SuperLeague, dove regnava sordido il “non per meriti, ma per potenzialità finanziarie”, consentendo ad alcuni club di sguazzare liberamente nel torbido mare del FairPlay finanziario e punendone invece altri che cercavano di barcamenarsi contro la strapotenza di emiri, sceicchi, plurimiliardari immigrati di lusso nel nostro continente.

Non solo: i due sultani mastodontici del calcio, FIFA e UEFA, da anni sono impegnati soltanto nell’ingolfare a dismisura i calendari, inventandosi Conference League a tutto spiano per Nazionali e per club, a vendere Mondiali, Europei e presto – vedrete – anche competizioni continentali a Paesi che coprono di soldi (tonnellate di soldi) storie, tradizioni e buonsenso. Da oggi sarà possibile contrastare questo monopolio arrogante, aggressivo, distorto, cervellotico.

Attenzione: non è che passando dai manovratori di Nyon (dove ha sede l’UEFA) a quelli delle società, avremo la certezza di un salto qualitativo etico. Sappiamo bene per esempio che in Italia non si perseguono, tantomeno si fanno fallire, club che per i loro bilanci disastrosi e rattoppati dovrebbero essere inquisiti e sanzionati non solo dalla Federazione, ma anche dalla Finanza e dalla Consob. Il concetto di gestione della filiera pallonara nel nostro Belpaese è quanto di più trasversale si possa concepire, a dispetto di qualsiasi norma morale e giuridica. Bisogna solo sperare che questa nascitura Lega privata funga anche da vigile, da controllore su alcuni meccanismi perversi che costituiscono la quotidianità nella reiterata trasgressione delle regole. Questo sarebbe un altro grandissimo successo della Superlega.

Prepariamoci dunque a una Formula 1 del calcio organizzata in proprio, senza stare a fare troppi sofismi su etica e morale sportiva: l’Intercontinentale riservata ai vincitori delle Coppe dei Campioni in Europa e Sudamerica, già stravolta nel tempo e svuotata del suo significato sportivo, verrà sostituita tra due anni dal Mondiale per Club con 36 squadre. La Coppa dei Campioni da 30 anni non è riservata ai Campioni, ma genericamente alle prime 2, o 3, o 4 a seconda del Paese. La Conference è la Coppa delle settime (!) classificate. Un guazzabuglio dove i meriti sportivi, appunto, sono stati da tempo sostituiti dalle capacità economiche, dall’avidità di nuovi eventi, nuovi diritti televisivi, nuovi sponsor.

Se, dopo la sentenza della Corte di Giustizia europea, saranno rivedute formule, calendari, meccanismi delle manifestazioni esistenti nel tentativo di una minima conciliazione – o convivenza – con la Superlega, avremo già ottenuto un vantaggio. Altrimenti ci godremo uno spettacolo migliore perché, al di là delle favole dello sport che tanto ci piacciono, quello è l’obiettivo. Il problema è che cambiano leggi, regolamenti, formule, competizioni, ma gli uomini quelli erano e quelli restano: può darsi che controllandosi a vicenda come una sorta di Polizia di quartiere o, più realisticamente, come fa la Premier League inglese che privata è già da anni, i furbi abbiano in futuro meno libertà d’azione.

Fatto sta che la creazione di una Superlega era l’inevitabile epilogo di una gestione dittatoriale del calcio internazionale, in cui non è stato raro sentire puzza di corruzione. Organizzandosi per conto loro, i grandi club dovrebbero avere meno possibilità di inciuci e biscotti. Se di nuovo non vincerà il migliore ma il più ricco, avremo poco da recriminare: è già così da un pezzo.

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