PERCHE’ I GIGANTI DEI TRASPORTI RENDONO COSI’ SALATA LA NOSTRA TAVOLA

Sulle tavole degli italiani si sta abbattendo una “tempesta perfetta”: gli effetti dell’incremento dei costi di produzione e la difficoltà di approvvigionarsi di molte materie prime si stanno riversando sui prezzi allo scaffale e conseguentemente sui bilanci familiari.

Diversi sono i fattori chiamati in causa per giustificare questo repentino e significativo incremento dei prezzi, ma i più imputano questo rialzo ai costi energetici e dei trasporti.

Il mondo della logistica e dei trasporti, soprattutto nell’attuale periodo pandemico, sta palesando tutta la sua importanza nella “supply chain” alimentare, soprattutto in un’epoca in cui, ahinoi, un alimento per poter arrivare sulle nostre tavole percorre mediamente 3.500 km.

In attesa di una quanto mai auspicabile riconsiderazione di sicurezza e sovranità alimentare del nostro Paese, dobbiamo fare i conti con un sistema interconnesso, globale, che condiziona il lavoro degli agricoltori e si ripercuote sugli scaffali dei punti vendita.

Il costo di carburanti e trasporti viene considerato come un fattore di causa/effetto, ma in realtà le due componenti seguono logiche indipendenti.

I rincari del prezzo dell’energia sono evidenti, basti pensare all’aumento del prezzo dei carburanti o all’importo delle bollette energetiche schizzato ormai alle stelle.

Ma sono le motivazioni dell’incremento del costo dei trasporti che suscitano più di una sorpresa.

Un recente studio realizzato dalla società di consulenza PricewaterhouseCoopers (PwC) indica che l’industria della logistica e dei trasporti sta reagendo alle conseguenze della pandemia di Covid 19 e alle sfide del cambiamento climatico attraverso un significativo numero di acquisizioni e fusioni.

In questo settore, a livello mondiale, nel 2021 ci sono state 322 operazioni di questo genere, per un controvalore totale di circa 219 miliardi di dollari: una tendenza che dovrebbe continuare a ritmi elevati anche nel 2022.

Secondo questo rapporto, sono pochi gli attori nel settore della logistica e dello spazio merci che dominano le attività di fusione e acquisizione. Oltre al colosso della logistica danese DSV, la società di consulenza cita come esempi le compagnie di navigazione Maersk, MSC e CMA CGM.

Ma oltre ai gruppi privati, la tendenza verso una maggiore standardizzazione e integrazione si osserva anche nel settore pubblico: il governo cinese ha da poco annunciato la fusione di cinque società di logistica controllate dallo Stato in un importante attore globale chiamato China Logistics Group.

Per cercare di capire meglio gli sviluppi di questi processi abbiamo ascoltato Mario Di Martino (nella foto sotto), amministratore delegato della F.lli Di Martino SPA, una delle più importanti e storiche compagnie di trasporti e logistica della nostra penisola, con sedi sparse in molti Paesi europei ed extraeuropei.

Di Martino ci conferma che i prezzi dei noli dei container hanno subito aumenti che arrivano anche al + 1.000%: nel 2019 trasportare un container di caffè dal Sud America fino a un porto italiano costava mediamente 1.000 euro, a fronte degli attuali 10.000 e passa.

Ma l’ipotesi secondo cui questi aumenti siano dipesi dall’aumento del costo dell’energia non regge, o quantomeno, li giustifica solo in minima parte: per dare un ordine di idee, nello stesso arco di tempo un trasporto terrestre ha subito rincari nell’ordine del 10-12%.

L’amministratore della F.lli Di Martino SPA conferma quanto riportato dal rapporto della PwC, ovvero una fortissima tendenza alla concentrazione di aziende in pochissime mani che condiziona al rialzo i prezzi dei trasporti, una sorta di “gigantismo armatoriale” che sta trasformando tutto il settore della movimentazione merci.

Inoltre, agli investimenti nel core business del trasporto merci e nei terminal portuali, le compagnie di navigazione sommano acquisti di spedizionieri per l’accesso diretto ai caricatori, aumentando, se possibile, la loro incidenza nel processo di formazione dei prezzi.

Secondo il dr. Di Martino la violenta accelerazione dei prezzi è anche la conseguenza di un precedente periodo prolungato di stallo delle tariffe di trasporto, a livelli tali che rendevano anche antieconomico tutto il ciclo industriale. Ma si è passati da un eccesso all’altro: i livelli attuali dei prezzi stanno rallentando alcuni tra i settori trainanti dell’economia nostrana, come quello agroalimentare che fa dell’export il proprio fiore all’occhiello e che allo stesso tempo ricorre alle importazioni per approvvigionarsi di molti mezzi di produzione, dai concimi al packaging.

A inficiare i costi dei trasporti ci sono inoltre le enormi richieste che la lotta al cambiamento climatico impone anche al settore dei trasporti: l’adeguamento dei mezzi di trasporto ai nuovi diktat in tema di sostenibilità ambientale ha costretto le compagnie a investimenti significativi, che però l’aumento del prezzo dei combustibili quali il Gas Naturale Liquefatto (LNG), ha sostanzialmente sterilizzato. Molti mezzi alimentati a LNG sono stati di fatto fermati a causa dell’elevatissimo costo del combustibile.

Dopo essere stati aiutati nella comprensione di un settore vitale per tutto il globo terrestre, ci chiediamo se non sarebbe opportuno un intervento delle autorità preposte (Antitrust) in merito alle pratiche, non proprio ortodosse, della formazione dei prezzi adottate da questi colossi dei trasporti.

Un intervento celere, prima che una tazzina di caffè diventi un lusso riservato a pochi. O dovremo ritornare al consumo dei suoi surrogati come nei periodi bellici….

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