PER UNA VOLTA VIVA BURIONI, SE SEGA SUBITO I MEDICI IGNORANTI

Che Burioni mi stia serenamente antipatico c’è bisogno di dirlo? Uno che si crede chissachì mi disturba di default: se, poi, è uno qualsiasi che si crede un genio, la mia antipatia è assoluta e garantita. Burioni è spocchioso, spesso dice cose piuttosto imbarazzanti e la ribalta televisiva ne ha, se possibile, peggiorato i difetti. Tuttavia, per una volta, sto con Burioni: nel caso delle bocciature al pre-esame di microbiologia del San Raffaele, in cui ha segato 398 candidati su 408, io sono decisamente dalla sua parte. E contro, va da sé, i piagnistei di qualche aspirante Burioni, tornato a casina bella con le pive nel sacco.

Intendiamoci, molto spesso, gli ordinari universitari esagerano in severità, per costruirsi una fama di fenomeni. Sembra paradossale, ma gli studenti si raccontano, ogni volta aggiungendo qualche particolare inventato, anno dopo anno, le mirabolanti imprese dei professori carogne: lanci di libretti, domandine trabocchetto, apprezzamenti pesanti e così via. Probabilmente, sono le ultime tracce fossili della goliardia, ormai cancellata dagli atenei, a forza di assemblee, dibattiti e volantini. Così, anche il Nostro pare avviato ad una florida carriera di animale mitologico, dopo le bocciature e raffica dell’ultima sessione. Peccato solo che, oggi, la narrazione sia affidata alle denunce stizzite o ai pistolotti pomposi, invece che ai papiri e alle canzoni sporche all’osteria.

Ma c’è un motivo per cui mi schiero dalla parte dell’indigeribile Burioni: un aspirante medico che non sa diagnosticare un’influenza o non sa descrivere l’eziologia della scarlattina è uno da cui, dopo l’immancabile laurea, non mi farei visitare neppure a pagamento. Insomma, se un filologo bizantino scivola sull’aoristo forte, in fondo in fondo, non muore nessuno. Se, però, un medico scambia la mia gastrite per un tumore o, peggio, il mio tumore per una gastrite, mi concederete che possa rimanerci un tantino male? Perciò, molto ma molto meglio bacchettarli adesso, quando possono emendarsi studiando di buona lena, piuttosto che maledirli dall’alto dei cieli, dopo essere schiattati per una loro diagnosi a pera.

D’altra parte, oggi la scuola va così: l’abbiamo detto mille volte. Dalle elementari al post-dottorato, se si viene bocciati o se le prove sono giustamente severe, parte la protesta: non si è più abituati a sentirsi dire che si è un asino. Bisogna sempre e comunque giustificare, comprendere e, alla fine, promuovere quanti più somari possibile. Perché è così che si misura la grandezza di un sistema formativo: non dalla qualità, ma dal numero di diplomi.

Invece, stavolta, Burioni ha detto: niet! Di qui non si passa! Magari, l’avrà fatto perché vuole stare sotto i riflettori: magari è stato influenzato dal desiderio di passare per implacabile castigatore. Oppure, semplicemente, si sarà detto che, per una volta, era il caso di comportarsi con i suoi studenti come i suoi professori avevano fatto con lui. Perché, ai nostri tempi, di sconti non se ne facevano: se non eri più che preparato, te ne andavi via e tornavi la volta dopo. O le volte dopo: ho visto gente che ripeteva l’esame di letteratura latina dieci volte. Il che significa un annetto di ritardo nella laurea.

Ma dall’università uscivi forgiato: non confondevi un distico con una terzina o una cistifellea con un piloro. Oggi, i giovani virgulti dell’arte ippocratea, spesso, non sanno neppure chi era Ippocrate. E passi: il punto è che non sanno diagnosticare un’influenza. Capite? Un’influenza! E noi mettiamo la nostra pelle nelle mani di gente così. E bene ha fatto Burioni a bocciarli subito. Altro che denunciare la cosa ai soliti giornali in vena di sciroppose difese della balda gioventù: a Burioni bisognerebbe fare un monumento equestre davanti al San Raffaele. Da cui proviene, peraltro, un noto luminare, cui mi sono rivolto per alcune magagne mie e che, dopo averlo felicitato di belle palanche, mi ha fatto capire di non capirci nulla. E tanti saluti. Adesso capisco come si diventa luminari, a certe latitudini.

Burioni, per certo, un luminare non è, anche se crede di esserlo, ma, se non altro, non ha messo in giro microbiologi incapaci o impreparati. E questo, ai miei occhi, gli fa perdonare un carattere difficilmente qualificabile. Devo un gallo ad Esculapio.

Un pensiero su “PER UNA VOLTA VIVA BURIONI, SE SEGA SUBITO I MEDICI IGNORANTI

  1. Dr Gabriele Antolini dice:

    Quando viene bocciato il 97% degli studenti dove sta il problema? Nel docente o nel discente? E caro signor Cimmino stia tranquillo che non è dal pre esame di microbiologia di un prof carogna che dipende se uno studente diventerà un bravo medico ma dalla fortuna che avrà avuto di incontrare dei Maestri nel suo percorso.

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