PER LA LIBERTA’ DI GENERE, CALIAMOCI LA BRAGA

E basta con questo “politicamente corretto”, dai, basta! Linguaggio, forma, sostanza, post, hashtag: e andiamoci, un po’ controcorrente. Seguiamo queste, questi, influencer fuori dal coro, fuori pista, fuori luogo, fuori di testa. Impariamo dalla loro cultura e dal loro sguardo rivolto al futuro.
Prendiamo ad esempio – nel senso che la citiamo per cronaca e la eleviamo a modello (anzi, modella) – quella filosofa 21enne che al San Nicola, durante Bari-Brescia, è riuscita a entusiasmare i tifosi pugliesi non solo per il 6-2 che la squadra ha inflitto sul campo alle rondinelle, ma perché lei sugli spalti si è abbassata i calzoni e ha mostrato le chiappe separate da un filo interdentale usato come slip. Tenendo alta la sciarpa biancorossa, stando in piedi, in modo che le forme fossero tirate e ben visibili. In fondo, non è quello che speriamo di avere tutti, nella vita? Un po’ di sedere, un po’ di fortuna, eddai su, un po’ di culo. E non è questo che abbiamo o vorremmo avere in faccia, quando abbiamo torto marcio ma ci difendiamo lo stesso? Quando trasgrediamo? Quando invidiamo la sorte altrui?

Che c’è di male…? Specie se poi lei sdogana e spiega questo gesto – che ha fatto schizzare i suoi follower a oltre 60.000, giusto premio per un messaggio moderno, chiaro e diretto – apparentemente scontato, volgare, dandogli un senso politico, sociale, morale, profondo: «Da donna mi sento libera di mostrare il mio corpo come e quando voglio, non mi sento di sminuire nessuno nel farlo, è una mia scelta consapevole di donna. Credo che alimentare questi pensieri possa portare a forme di maschilismo che vedono la donna sessualizzata. Una donna che non si deve mostrare, che non deve andare in giro vestita in una certa maniera. Questo ragionamento significherebbe legittimare le persone a fare violenza su questo tipo di contenuti, invece dobbiamo incentivare la promozione della parità dei sessi. Il mio corpo nudo deve essere uguale a quello di un uomo. O, perlomeno, non deve creare tutto questo scalpore».
Massì, dai, ha tutte le ragioni del mondo: e basta con questo ministro e ministra, sindaco e sindaca, paga lui la cena, apre lui la portiera, cede lui il passo. Retaggi medioevali: è ora di evolversi, di lottare per la parità, le parità, tutte le parità del mondo. E’ sufficiente calarsi le braghe come la nuova Rita Levi aveva già fatto in occasione di Bari-Spal, ma era passata sotto traccia anche perché in quell’occasione il Bari avanti 2-0 fu raggiunto in 6′ minuti sul 2-2 e quindi erano tutti arrabbiati, erano troppo impegnati a imprecare per sostenere la battaglia femminista della nuova Montalcino. Stavolta invece, nell’euforia di un 6-2, sono potuti scendere in più di 60.000 nelle piazze social a festeggiare e cogliere l’occasione unica di invocare il credo del modello, della modella, quella futuribile e trascendentale filosofia anti-sessista che le chiappe rendono bene da qualsiasi parte le si giri e le si veda.
Sono pronto a scommettere che il prossimo colpo della 21enne guru barese saranno le tette all’aria. Poi, però, toccherà a un tifoso maschio spogliarsi, e allora finalmente la globalizzazione sarà acclarata, attraverso le forme sferiche più o meno pelose. Globo, globalizzazione, diritti, parità: messaggi culturali sbattuti in faccia senza nemmeno bisogno di scriverli su quel minuto pezzo di stoffa tra una chiappa e l’altra, perché per acchiappare (appunto) basta qualche scatto coi telefonini dei fortunati adepti che le stanno intorno. E poi diffondono al popolo che segue in processione e aumenta passo dopo passo. Fedeli, sostenitori, credenti, altro che semplici follower!

Un pensiero su “PER LA LIBERTA’ DI GENERE, CALIAMOCI LA BRAGA

  1. Cristina Dongiovanni dice:

    E’ una moda come un’altra il sedere all’aria, che bisogno c’è di dare tante spiegazioni filosofiche? Quest’estate al mare ho visto uno stuolo smisurato di donne e ragazze con il perizoma. E se era un costume classico, se lo ficcavano loro tra le chiappe. Il risultato è stato che la spiaggia non era tanto caratterizzata dagli ombrelloni e dai lettini ma dalla rotondità più o meno misurata delle natiche. Il mio giudizio estetico, e preciso strettamente estetico, è stato negativo ma è questione di gusti ovviamente. Immagino, malignamente, che dietro a questa felice esposizione delle grazie posteriori ci sia, oltre al solito esibizionismo che è una troppo pressante esigenza umana da sempre e dobbiamo ricordarlo, un bisogno di “aprirsi” ad esperienze emotive più naturalistiche, come se la comunicazione avesse un bisogno genuino del nudo. Come ha bisogno del disfatto, sciupato, low profile look. Piace il “nature” alla nuova generazione, come se si volesse avvicinare ai temi dell’ecologia mondiale (tonda e cruda) con un atto di forza appoggiato tutto sul sedere.
    Potremmo continuare, buttarci sulle ritualità tribali, sulla funzione della chiappa in quanto “airback” ….di filosofia se ne può fare tanta. Ma sicuramente la più azzeccata del periodo è quella che tira in ballo il genere….quanti follower avrà fatto il mio costume da 50enne? Non ho counter a disposizione…..viva la giovinezza, che si schiappa tuttavia….

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