Mia mamma si chiama Aida e compirà 101 anni il prossimo 28 aprile. Qualche anno fa, è caduta, in casa, per raccogliere della sporcizia, rompendosi il femore: io mi sono detto che eravamo alla fine del viaggio e che presto sarei rimasto l’ultimo di mia schiatta. Brutta cosa la solitudine: e più ancora quando hai tanti anni dietro di te e la prospettiva di passarne ancora un buon numero senza nessuno accanto. Così, non sarà bello dirlo, in un certo senso sono stato contento per mia mamma, che, dopo una vita lunghissima e piena di belle cose, non avrebbe dovuto affrontare la tristissima trafila della casa di riposo: semmai, egoisticamente, era per me che mi preoccupavo, solo come una pioppa in mezzo alla pianura.
Invece, marameo, la vegliarda si è fatta operare e, in men che non si dica, ha ripreso a zampettare. Io ho subito pensato: se la metto in ricovero, questa mi muore in una settimana. Così, ho trovato una brava badante, referenziata, che aveva già assistito una zia di mia moglie, e l’ho assunta per occuparsi di lei. Vi confesso che la cosa mi costa come il fuoco: tra stipendio, ferie pagate, contributi eccetera, una badante ti pesa economicamente molto più di un’amante. Però, mia madre è contenta: è a casa sua, con le sue cose, i suoi passerotti sul balcone, i suoi libri. Insomma, la sua vita: e Dio solo sa se, a cent’anni, le proprie piccole abitudini siano essenziali per la qualità di un’esistenza.
Un anziano vive in un suo microcosmo, ordinato e familiare: ha i suoi orari, i suoi oggetti, le sue sequenze nel fare le cose. Levarglielo significa, a un dipresso, ammazzarlo. E avrebbe potuto così per una signora di Camaiore, che era stata ricoverata in una RSA, nonostante avesse proclamato apertis verbis di non volerci andare: di voler stare a casa sua, con i suoi animali, le sue faccende e tutto quello che si è detto prima.
La signora Dora aveva una badante che si occupava di lei: non era sola e abbandonata. E aveva un micio, Ignazio, che le teneva compagnia. Insomma, non solo non c’era la necessità di ricoverarla in una struttura, ma lei aveva ampiamente espresso la propria volontà di starsene a vivere a casa sua. Ma il suo amministratore di sostegno, ovvero quel signore nominato da un giudice tutelare per occuparsi di chi, si suppone, non sia grado di farlo autonomamente, aveva emesso il suo verdetto: in casa di riposo! Non si capisce in base a quale criterio questo signore abbia stabilito che Dora non potesse starsene a casa sua: fatto si è che lei in una RSA proprio non ci voleva stare. E, quindi, vista l’inappellabile sentenza di questo amministratore, aveva deciso di morire.
Avete letto bene: cos’altro avrebbe dovuto fare questa signora ottantenne, per opporsi all’implacabile legge della burocrazia? Lo sapete anche voi che, se qualcuno viene investito di una qualche autorità dallo Stato, tende ad atteggiarsi ad autocrate; e che, se a qualcuno capita di incappare in questo genere di situazioni, il libero arbitrio passa decisamente in cavalleria, rispetto al bene stabilito per te dall’autocrate medesimo. Vi ricordate Bibbiano? Oggi non se ne parla più, ma la cosa ha avuto del clamoroso, prima di venire sapientemente insabbiata. Ecco, mettete un anziano al posto dei bambini e, più o meno, il concetto appare simile: dura lex sed lex.
Così, la signora Dora aveva deciso di praticare l’unico sciopero possibile, contro una decisione che non accettava e che appariva affatto ingiusta: scioperare dalla vita. Smettere di mangiare, di fare ginnastica, insomma di vivere. E, se le cose non fossero cambiate, se non fosse tornata dalla badante e dal suo Ignazio, la signora Dora sarebbe morta. Qualcosa a metà tra un suicidio e un omicidio, per la verità. E tutto in nome di un principio astratto, che, come spesso accade in certi casi e in certi ambiti ideologici, non tiene minimamente conto della realtà fenomenica né dell’umanità: che, invece, in certi casi, dovrebbe essere il principio basilare di qualunque amministratore che amministri la vita della gente e non un condominio.
Per fortuna, alla fine, su istanza di sua figlia, la signora Dora è stata rimandata a casa dal tribunale di Lucca: una bruttissima storia che, una volta tanto, finisce bene, col prevalere della ragionevolezza.
Nel frattempo, mia mamma vi saluta caramente, da casa sua. Non le racconterò la storia di Dora, perché mia madre è una donna buona e pacifica: e dall’ira dei pacifici è meglio guardarsi.
La signora è a casa sua adesso, ma comunque ci sono un mare di inesattezze nei racconti che ho sentito. Una Rsa non è una “Casa di Riposo” perchè una CdR è adibita ad ospitare anziani autosufficienti, la Rsa invece anziani non autosufficienti quindi una situazione para ospedaliera. All’interno di una RSA è sempre presente un medico H24 e degli infermieri oppure oss ecc. Inoltre non si comprende come mai con tutte le persone che la signora ha al suo fianco le debbano aver imposto un amministratore di sostegno. Per questo ciò che è stato raccontato dai media presenta molte lacune.