Jack, fidanzato ma chiacchierato per numerosi presunti flirt, è comunque molto amato per la sua semplicità (opposta – nella vita privata – rispetto all’esuberanza in campo) che emerge cristallina nell’intervista: ama la famiglia e gli amici, il cane, la buona tavola e la sveglia tardi la mattina. Adora i suo compagno di squadra Mahrez perché è simpaticissimo e lo fa ridere molto. Il suo tempo libero lo dedica quasi tutto ai giovani disabili, che va a trovare spessissimo e con i quali trascorre molte ore la settimana. Appassionato di musica, si cimenta alla consolle e presto esordirà come deejay. Tutto bello. Mi sono crollate un po’ le braccia quando il giornalista ha estratto un biglietto dal contenitore che conteneva i messaggi con le domande dei tifosi e, leggendo, gli ha chiesto: “Cosa ti viene in mente se dico Italia?”. Con il mignolo in bocca, come per pensarci un po’ su, Grealish risponde: “Pizza… pasta… Gucci. E’ italiano Gucci, vero?”
No, dai, Jack… Fortunatamente, l’intervista televisiva si conclude con un appuntamento al giornalista: “Vieni a vedere il mio primo dj set la prossima estate, a Roma”. Bene, molto bene: a Roma. Fatti un giro, Jack Grealish, ti prego, fatti un bel giro per Roma. Sono assolutamente certo che la prossima volta, a quella domanda sull’Italia, potrai rispondere: “Il paesaggio, l’arte, la storia, la musica” e casomai la carbonara. O l’abbacchio. Basta che ci metti prima qualcosa di meglio, sul nostro Paese. Sono assolutamente certo che la tua sensibilità ti darà una bella mano, allo scopo.
A proposito: sono stato più volte a Birmingham, che personalmente mi piace moltissimo, e a Manchester. Concordo con Oscar Wilde che disse: “Quando sentirò che si starà avvicinando la mia morte, andrò a vivere a Manchester, così inizierò ad abituarmi all’idea”.