NOI STIAMO CON I CARABINIERI, QUELLI VERI

di PIER AUGUSTO STAGI – Non si può mandare tutto a ramengo per due mele marce, che in questo caso sono o sarebbero dieci, un cestino bello pieno zeppo di mele, e questo fa effetto. Ci getta nello sconforto se anche la Beneamata si trova a dover affrontare un’emergenza, perché tale si tratta, di malvivenza allo stato puro, purissima come la droga che questi dieci delinquenti in attesa di giudizio spacciavano con allegra noncuranza, convinti della loro impunità.

Non si può accusare un’intera arma per due mele marce, che nella sostanza qui sono dieci, e non sono poche, sono tantissime, diciamo pure troppe. Dalla caserma Levante di via Caccialupo a Piacenza emerge una storia inquietante, che scuote un Paese, e dal quale si è salvato solo il piantone, che stava alla porta e forse non sapeva niente. Tutti gli altri, tutti e dieci, sono finiti cinque in carcere, uno agli arresti domiciliari, tre hanno l’obbligo di presentarsi alla Polizia giudiziaria e uno non può lasciare Piacenza. I reati contestati sembrano uscire dalla serie Gomorra: spaccio di droga, per lo più hashish, ricettazione, estorsione, tortura, arresto illegale, lesioni personali, peculato, abuso d’ufficio, violenza privata e truffa.

Al vertice della Piramide, l’appuntato Giuseppe Montella detto Peppe, che al telefonino parlava come Scarface: «Ho fatto un’associazione a delinquere ragazzi! Noi non ci possono… a noi… siamo irraggiungibili, ok?». E ancora: «Hai presente Gomorra? Uguale…».

Tre anni è durata l’epopea del clan dei carabinieri piacentini, prima che il Procuratore capo di Piacenza Grazia Pradella, nell’annunciare gli arresti dopo 6 mesi di indagine, 75 mila intercettazioni e oltre 2 milioni di dati analizzati, fermasse questi criminali: «Non c’è stato quasi nulla di lecito in quella caserma. Gli illeciti più gravi sono stati commessi in pieno lockdown. Si tratta di una serie di reati impressionanti se si pensa che sono stati commessi da militari dell’arma che hanno disonorato la loro divisa», ha detto.

Il magistrato più volte ha sottolineato la totale fiducia nell’Arma che non può essere messa in discussione da questi comportamenti criminali, anche se in divisa. Si parla di dieci mele marce, ma a far scattare il blitz, con le sue rivelazioni all’inizio dell’anno, è stato un carabiniere transitato per qualche mese a Piacenza. Ha visto le mele marce e ha provveduto a farle cadere dall’albero. Ci sono dieci fetenti nei secoli, e uno nei secoli fedele: è a lui che dobbiamo guardare e inviare il nostro grazie.

Un pensiero su “NOI STIAMO CON I CARABINIERI, QUELLI VERI

  1. Fiorenzo Alessi dice:

    Egr.Dott. PIER Augusto Stagi,
    non credo possa definirsi “commento” dirle…TUTTO CONDIVISIBILE .
    Quanto scrive rende perfettamente l’idea . Purtroppo.
    Basta ed avanza.
    Cordialità.
    Fiorenzo Alessi

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