NOI PAGHIAMO LA DE GIROLAMO PER QUESTO (VIDEO)

Ormai, l’abbiamo ripetuto alla noia, dalle pagine di @ltroPensiero: esistono perlomeno due Italie, se non, addirittura, di più. Una è modesta e virtuosa: è fatta di persone qualunque, che tirano disciplinatamente la loro faticosa carretta, vuoi per senso del dovere, vuoi per dura necessità. Mugugnano, magari, ma obbediscono alle regole: anche quelle più balorde, quelle ottuse, quelle che nascondono palmari ingiustizie.

L’altra vive di scivolose strette di mano, di sorrisini felpati, di maniglie e manutengoli. La cosa meno digeribile, per chi osservi questo fenomeno, è che, solitamente, quando qualcuno dotato del potere di scegliere una persona per qualche incarico, dal più modesto al più glorioso, si trovi nella necessità di fare un nome, il primo che gli venga in mente non è quello del più titolato, del più esperto o del più capace, sibbene quello del più ammanicato. Del più amico. E così l’Italia si trova diretta, informata, educata, dai peggiori: dal prodotto di una selezione basata sul nepotismo e la raccomandazione, piuttosto che sul tanto strombazzato merito.

Ma le raccomandazioni non cadono dal pero: te le devi conquistare e guadagnare. Devi proclamarti “uomo ligio”, secondo la più feudale delle investiture e, come uomo ligio, devi adoperarti per il bene del capo. Il che significa, al momento del bisogno, spendersi toto corde in favore del potere.

Così, può capitare che una conduttrice televisiva, già avvocato e, soprattutto, ministro dell’Agricoltura nell’effimero governo di larghe intese presieduto da Letta, abbia deciso di schierarsi, senza se e senza ma, come amano dire quelli che possiedono un Thesaurus di cinquanta forme idiomatiche intercambiabili, a favore del Presidente del Consiglio Meloni, nella pruriginosa circostanza del suo pubblico benservito a Giambruno.

Il che, intendiamoci, è del tutto lecito, ma, in questo caso, non è apparso, diciamo così, elegante. Un po’ come certe belle donne del Sud, che, per andare a spasso, si vestono come la Madonna pellegrina: non è vietato, ma ci fa un tantino storcere il naso. Perché una conduttrice di prima serata, arrivata alla conduzione non si capisce bene come e perché, con dei trascorsi da politica di vertice e con amicizie e parentele politiche a trecentosessanta gradi, precipitata a livelli di ascolto da Rai Educational, pur essendo su Rai Tre, che intona un peana sulla più potente donna d’Italia, esaltandone per qualche minuto il coraggio e la grandezza, a commento di un comunicato sui social in cui la suddetta imbarcava il fidanzato, dà un filino da pensare. Ricorda un po’ la filosofia dell’ostrica. Anzi, della cozza.

E sta lì, abbarbicata alla sua poltroncina, decisa a non mollarla, per quante raffiche le invii contro il fortunale: perché la Signora è abituata da sempre ad avere la sua poltroncina. Non importa quale né, tampoco, con quali competenze: l’impressione è che lo scopo del potere sia il potere stesso, con tutti i benefit che ne conseguono. E che, per conservarselo, ogni mossa sia lecita, compreso il “marchettone” televisivo, a spese del contribuente. Tanto, del contribuente, ovvero di quell’altra Italia di cui dicevamo, chissenefrega? Intanto, nel governo, c’è ancora chi suona il piffero della meritocrazia. E, purtroppo, c’è anche qualche scemo che ci crede.

Verrà un giorno, forse, in cui questo genere di Italiani verrà giubilato e si ritroveranno tutti a fare un lavoro per campare: un giorno in cui saranno abolite le rubriche telefoniche, le maniglie, i piccoli favori, le amicizie di comodo. Ma non è questo il giorno. Noi oggi combattiamo, per difendere i nostri privilegi, le nostre protezioni, i nostri posti di comando. Perché non siamo i buoni: siamo Mordor. E l’Italia ci appartiene!

 

Per chi se lo fosse perso, qui sotto il memorabile video:

 

 

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