NOI BEDUINI NELL’OPULENZA SFACCIATA DEL CALCIO ARABO

Il sogno è che Sesamo non si chiuda mai. Carovane di europei dinanzi alla caverna piena di preziosi, sauditi e affini offrono denari in quantità colossale, riempiono le tasche dei mercanti di ogni dove, importano calciatori e allenatori innamorati della nuova frontiera che non prevede dogana fiscale, la corsa non avviene sui cammelli ma a bordo di jet privati, il vento del deserto ha il profumo degli euro o dollari che siano, al diavolo burqa, hijad, turbanti, dinanzi all’Allah denaro si viaggia verso un futuro non meglio precisato, che  però gonfia i conti correnti.

Non c’è limite, non c’è pudore, è un Monopoli reale, sceicchi, emiri, califfi sono i nuovi padroni del football, lo svizzero Gianni Infantino ha timbrato con il visto i loro passaporti, prima il mondiale in Qatar, quindi, tra sette anni un altro in Arabia Saudita, e dunque meglio portarsi avanti con il lavoro in questa sfilata da calcio-pride dove sono saltate le marcature tra conti e stipendi, si parte da un reddito di cittadinanza base di 30 milioni netti all’anno per salire a cinque volte tanto, basta stare davanti alla grotta e pronunciare la fatidica formula “Apriti Sesamo”.

Non è prevista la cassa integrazione ma soltanto la cassa, questi nuovi padroni non sanno nemmeno di quanti denari siano piene le loro casseforti, assumono la qualunque, pagano a prescindere, noi, vecchie volpi dei bazar, riusciamo a convincerli che un cammello può passare per la cruna di un ago, per il regno dei cieli si può trattare.

In principio fu un cristiano, nel senso di Ronaldo, a seguire mille carovanieri, basta con il calcio mercato de naoantri, roba da o’bei-o’bei, chincaglierie, pinzillacchere, Ryad è la meta non più dei sogni, è il traguardo dell’ultima tappa, dopo non potrà esserci più nulla di altrettanto pagante. Koulibaly 30 milioni netti, per tre anni fa 90. Uguale Brozovic. Restando solo agli ultimi.

Per favore, non fate i moralisti, il football dei professionisti non prevede riflessioni etiche, là si gioca per non parlare e scrivere di quello che accade intorno alla partita, fuori dagli stadi, frustate, esecuzioni capitali, torture, violenza sulle donne, roba marginale rispetto a un quattrotretre, a un gol in rovesciata.

C’è un solo rischio, come accadde al fratello di Alì Babà: che Sesamo si chiuda improvvisamente e che i quaranta ladroni taglino a fette gli inquilini rimasti nell’antro pieno di ori. Noi poveri beduini senza più nemmeno un pallone.

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