NO SORA GIORGIA, LE TASSE NON SONO BRUTTE: E’ BRUTTO COME LE USATE

Con la sua voce più stentorea, la Meloni lo proclama solennemente: “Le tasse non sono belle, ma vanno pagate”. Eccetera eccetera. Però io mi prendo per buona solo la seconda, bisogna che tutti le paghino. Rifiuto invece categoricamente, rispedendola al mittente, la prima: le tasse non sono belle. Capisco benissimo lo spirito con cui lo dice la Meloni: indora la pillola, si arruffiana il popolo, mostrandosi comprensiva, in sintonia con il sentire popolare, per cui sì, le tasse sono proprio odiose a antipatiche. Capisco, ma non mi adeguo.

Continuiamo così, andiamo avanti con questa cultura, verso la destinazione certa: l’egoismo e la furbizia del cittadino nei confronti del bene comune. Se il primo ministro definisce brutte le tasse, cosa devono pensare il panettiere, il pony express, il commercialista, l’insegnante?

Il fatto è che in teoria la tasse non sono per niente brutte, sono una straordinaria conquista civile, di rara bellezza. Non serve poi molto per capirlo. Basta guardare nel nostro condominio. Per salire ai vari piani, ciascuno dovrebbe farsi il proprio ascensore, spendendo cifre astronomiche. Invece, ma tu guarda la genialata, si fa cassa comune e se ne costruisce uno solo che serve tutti quanti, rendendo un servizio a ciascuno e facendo risparmiare un sacco di soldi.

Allarghiamo il discorso e l’orizzonte: ciascuno di noi dovrebbe pagarsi una scuola personale per i figli, un ospedale personale per i giorni della malattia, un mezzo di locomozione personale per spostarsi, e così l’illuminazione della nostra via, la strada per arrivare dove dobbiamo, di più, sempre di più. A un certo punto, gli uomini hanno invece pensato alla soluzione rivoluzionaria, altro che internet: mettersi insieme, fare cassa comune, pagare ciascuno una quota, e costruire tutte le opere che servono a tutti.

In teoria, una fantastica teoria, a questo servono le tasse. Queste sono le tasse. Una grande cassa comune per abbattere i costi e stare tutti più comodi, più istruiti, più sani. Dovremmo però impararlo da piccoli, da genitori che ne parlano così, da zii che ne parlano così, da maestri che ne parlano così. Si dà invece il caso che la scuola rinunci da subito a raccontare quanto siano belle e importanti le tasse, ripiegando sul conformismo della lamentela, del vittimismo, del martirio, governo ladro e Stato sanguisuga che ci affamano con le loro maledette tasse.

Chiedo alla Meloni e anche agli altri: cos’ha di brutto questa idea? Davvero dobbiamo considerarla odiosa e ingiusta? La verità è che dando addosso alle tasse perdiamo di vista la verità, buttando via il bambino con l’acqua sporca: il problema non sono i soldi che versiamo ,il problema reale è come vengono spesi.

Ecco, Meloni statista, quello che bisognerebbe dire ad alta voce: altro che tasse brutte e schifose, diciamo invece che è brutto e schifoso il modo che voi, da sempre, centro destra sinistra, le usate. Rubando, sprecando, restituendo servizi scadenti. E non c’è bisogno di star qui a ricostruire in dettaglio la nostra storia più cupa e oscena. C’è qualcuno, in questa Paese, che ha voglia di andare controcorrente davvero, dicendo ai quattro venti che le tasse in sè non sono brutte, anzi sono bellissime, ma che davvero orrendo e inguardabile è l’utilizzo dei nostri soldi? Che brutta non è l’idea della cassa comune, come quando si va in campeggio e si dividono le spese, ma chi la maneggia?

Peccato, neppure la Meloni ce la fa. Neppure lei che si è presentata come nuova, diversa, anticonformista. Molto più facile e comodo, più demagogico e populista, dare addosso alle tasse, piuttosto che prendersi impegni seri ad usarle in modo virtuoso. Io però mi chiedo perchè poi la gente comune dovrebbe pagare serenamente le tasse. Dev’essere ben stupido un popolo che versa soldi per uno scopo definito brutto già da chi li chiede.

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