NO GRAZIE, LA RUSSIA LASCIAMOLA AI RUSSI

La pubblicità è l’anima del commercio. Verrebbe da dire che è anche l’intestino del commercio, a giudicare da come certi pubblicitari interpretano la nobile arte dell’advertising. E, un pochino, si potrebbe postulare che la pubblicità sia perfino una sorta di cartina tornasole dei tempi, dei modi, dei costumi: insomma, di quel che siamo diventati. Infine, la pubblicità può diventare, se opportunamente indirizzata, una significativa arma di manipolazione di massa: anzi, forse quella è proprio la sua vocazione.

Sia come sia, tra le millanta pubblicità che ogni giorno ci sciroppiamo e che ci suggeriscono automobili fatate, magiche bevande e abbigliamento da regine, ce n’è una che ha colpito la mia curiosità, vuoi per la fonte e vuoi per lo stile. La fonte, innanzi tutto: l’ambasciata russa in Spagna. Mica la Coca Cola o la Nike. La diplomazia russa deve aver pensato che questo sia il momento buono per fare la pesca miracolosa e, sui social, si è rivolta agli Europei, più o meno così: trasferitevi qui da noi, dove è pieno di belle ragazze, bumba e gas a costi ridottissimi. Chiudendo con un invito che suona un tantino minaccioso: fate presto, che l’inverno è alle porte.

Dal simpatico spot mi pare che emergano alcune informazioni piuttosto significative, circa la visione che si ha da San Pietroburgo o da Mosca dei nostri usi e costumi nonché della nostra dabbenaggine. La prima è che chi dovrebbe trasferirsi nel paradiso russo ha il seguente profilo: un fesso clamoroso, piuttosto incline al favorire la prostituzione, vagamente alcolizzato, perennemente a caccia di femmine consenzienti, al calduccio di un bell’appartamentino risparmioso, in quanto riscaldato a gas. La seconda è che ai Russi le nostre sanzioni fanno un baffo, a quanto pare. La terza è che il prossimo inverno, perlomeno nelle proiezioni del Cremlino, per noialtri, sanzionatori burbanzosi, potrebbe essere freddo freddo, ma veramente freddo, come quello della celebre barzelletta.

Insomma, mica lo scrivono per ridere: questi ci invitano seriamente a mollare Milano o Firenze per trasferirci a Taganrog o a Zarskoje Selo, in una bella isba. Vi confesso che, per un momento, come ha subdolamente postulato il direttore nella mail in cui mi proponeva di scrivere questo artico, il mio cuore d’alpino ha vacillato: sbarbe meravigliose, vodka a fiumi, neve, freddo e una casa-stufa a costi irrisori. Perché no? Mi sono detto: in fondo, qui, se le elezioni vanno come temo che andranno, ci aspetta un altro teatrino, altri ciarlatani, altro sbaraglio. Vuoi mettere Putin? Uno che non lo smuovi nemmeno con le ruspe e che, se non lo prendi per il verso giusto, ti manda il polonio, è una discreta garanzia di stabilità. In fondo, a me le guerre piacciono: ci campo con la storia delle guerre. Aggiungeteci le donne bellissime, l’alcool.

Poi, però, mi sono ricordato di quel fenomeno di Giovannino Guareschi e della differenza tra il paradiso sovietico descritto dal PCI di Peppone e la drammatica realtà messa sotto gli occhi di Don Camillo, in viaggio per l’impero travestito da apparatchnik: perché la faccenda dovrebbe essere cambiata? No, no: non mi fido: questi è un secolo che ci prendono per i fondelli. Andateci voi. Preferisco le Italiane, magari nemmeno tanto belle. E, poi, vuoi mettere la grappa in confronto alla vodka? Vorrà dire che mi comprerò una stufa a pellet…

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