Eravamo rimasti a Matteo Messina Denaro e al popolo omertoso e protettivo, se non ricordo male, il popolo che decreta il suo re e il popolo che fa il possibile e l’impossibile per difendere il regno.
In verità il re si decreta da solo, semmai sono questioni dinastiche, nella mafia, nella camorra e nella ‘ndrangheta come a Buckingham Palace. Ma un re serve, serve qualcuno a cui inchinarsi e che faccia funzionare le cose e faccia rigar dritto, visto che non ci pensa lo Stato. Anche questa una bella favola tra l’altro, a molti nemmeno viene in mente che si possa scegliere la Repubblica al posto della monarchia, in certe lande.
Comunque, lì eravamo rimasti e lì torniamo, nel caso ci fossero dubbi o in caso l’accalappiamento del ricercato numero uno abbia fatto pensare a un ravvedimento delle coscienze.
Questa volta siamo in Sardegna, anzi no, in Puglia. Qui e là insomma: dal carcere di Badu ‘e Carros a Nuoro fugge indisturbato Marco Raduano, uomo di mafia del Gargano, Vieste per la precisione, e poche ore dopo partono i fuochi di artificio.
Un’evasione cinematografica, con tanto di lenzuoli annodati, filmato su youtube e a dirla tutta con troppe facilitazioni, o comunque coincidenze felicissime (per l’evaso, non per la Stato e per i sorveglianti). Quando ti dice bene, ti dice bene, uno la prova e tutto fila liscio. Gli sceneggiatori un poco inesperti però, devo dire: dovresti sempre creare un minimo di suspense, mettere qua e là qualche ostacolo di circostanza, un’apparenza di pericolo, un istante nel quale le cose sembrano volgere al peggio. E invece niente.
Nel frattempo, tornando a Vieste, si parla di compleanni, lo spettacolo pirotecnico erano candeline sparate in cielo sembra, un equivoco in conclusione. Noi maliziosi subito a dar credito a certe voci, che tali rimangono sia chiaro: ma che si vuole, a forza di gridare al lupo, a forza di toccare con mano il malcostume italiano, si finisce per far di tutta un’erba un fascio.
Nessuna ironia, sinceramente. Solo la speranza di non essere smentiti.