NAVIGLI DI VINO A MILANO

Senza fare a gomitate, ma in punta di piedi prima e con le fanfare poi, “Milano Wine Week” compie 5 anni ed è diventato uno degli appuntamenti più importanti e sentiti del capoluogo lombardo, unendo business e divertimento nella città che prima era solo da bere, ora da conoscere.

Un po’ di numeri, per spiegare subito: inaugurata l’8 ottobre l’edizione di quest’anno, che si chiuderà il 16, ha in calendario 200 eventi contro i 50 della prima edizione nel 2018. Sono triplicati locali e location, da 100 alle attuali 300. Ha venduto più di 10.000 biglietti per degustazioni, è prevista una delegazione di oltre 100 compratori stranieri. Sono oltre 500 le cantine italiane presenti.

Milano è in testa alle classifiche italiane per consumi e quarta al mondo, non essendo quindi una mera questione di apericena che è quasi un rito per i milanesi, ma andando ben oltre quanto a conoscenza e qualità. La vetrina quindi è fondamentale soprattutto per le piccole e medie aziende, tenendo presente il dato ISTAT del 2020 secondo cui la produzione nel nostro Paese fu di 49,498 milioni di ettolitri, quasi 52 se si includono i mosti.

“La manifestazione è concepita e realizzata per le esigenze degli operatori, ma anche e soprattutto per soddisfare le esperienze dei consumatori finali, le loro conoscenze”, spiega con orgoglio Federico Gordini, presidente e fondatore di “Milano Wine Week”, presidente del Gruppo Giovani Imprenditori della Confcommercio lombarda e consigliere nazionale. “Abbiamo voluto estendere i confini della città, pur restando nel suo cuore pulsante, trasformando Palazzo Bovara nel quartier generale con un fittissimo calendario di masterclass e workshop. A Palazzo Serbelloni invece abbiamo aperto le porte all’interattività del pubblico. E poi abbiamo coinvolto show room in via Tortona, SuperStudio, locali, ristoranti, wine-bar, persino i navigli attraverso giri sui battelli. Senza dimenticare musica e concerti di contorno”.

Il vino come piacere, cultura, divertimento, con uno staff di oltre un centinaio di persone che lavorano strenuamente per mesi e che in questi nove giorni non hanno praticamente sosta. Uno staff con un’età media di 30 anni, salvo qualche eccezione tra i dirigenti. Una serie impressionante di partnership, in continuo aumento, a cominciare dal legame con “Slowine”, la prestigiosa guida che assegna chiocciole anziché stelle quali riconoscimenti per l’interpretazione dei valori organolettici, territoriali e ambientali del prodotto.

Il vino con Milano intorno scorre a fiumi per nove giorni, nella capitale economica del Paese che è il maggior produttore al mondo. Non soltanto motivo di orgoglio, ma motore di sviluppo per il lavoro, il commercio e il prestigio in una filiera che combatte – come tutte – contro i salassi energetici, ma che deve difendersi anche sul fronte climatico che complica le vendemmie e la qualità delle uve anno dopo anno.

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